L’ascolto

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L’ascolto è uno strumento fondamentale della comunicazione interpersonale in quanto è il mezzo attraverso il quale si riesce ad ottenere ed immagazzinare informazioni.

Personalmente ritengo che per riuscire a “vendersi” bene, a capire le reali esigenze dei clienti, a comprendere il punto di vista di chi abbiamo di fronte, a ridurre i tempi di risoluzione di un problema, sia necessario essere dei buoni ascoltatori.

Quindi è mia convinzione che il superamento di un colloquio di lavoro, la crescita professionale e le soddisfazioni lavorative siano fortemente legate alla nostra capacità di saper ascoltare attivamente.

L’ascolto è lo strumento maggiormente utilizzato durante la comunicazione (si passa circa il 40% del tempo ad ascoltare , il 35% a parlare, il 25% tra lettura e scrittura), ma dato che l’udito è innato e che il sentire è istintivo, spesso si sottovaluta la funzione dell’ascolto nella comunicazione e nell’apprendimento e ciò è dimostrato dal fatto che si utilizza appena il 25% circa delle potenzialità che questo strumento potrebbe offrire.

Molto spesso accade che si ascolti in modo superficiale ossia si sentono le parole ma non ci si sforza a capire ciò che ci viene detto. Ci si comporta come un archivio: si accumula senza comprendere. Questo è tipico della comunicazione uno a molti (lezione universitaria), purtroppo chi parla non si rende conto che chi gli è di fronte non lo sta ascoltando veramente e non riesce ad intervenire per catturarne l’attenzione, quindi si rischiano incomprensioni e malintesi.

Inoltre durante questo tipo di ascolto si rimane emotivamente distaccati perdendo tutta la parte emozionale del discorso che potrebbe essere la più ricca di messaggi. Ancora peggio, capita di ascoltare in modo passivo e ad intermittenza, distratti o concentrati sull’intervento che si vuole fare, su come la si pensa sull’argomento, facendosi opinioni e formulando giudizi mentali su chi sta parlando e su cosa sta dicendo. Tipicamente queste sono le persone che colgono di un discorso una sola parola o un pezzo di frase la decontestualizzano e la usano per la propria arringa.

Normalmente ci si accorge di chi sta ascoltando ad intermittenza perché ha uno sguardo “assente” nei tratti in cui è distaccato e ridiviene presente quando vuole intervenire, e spesso gli interventi sono scoordinati perché nei momenti di buio pensava a cosa dire e non a ciò che veniva detto. Un fattore che condiziona fortemente la capacità di ascolto è il binomio fra potere e capacità dialettiche: chi ha più potere ha più diritto di parola, mentre colui che ascolta è la persona che deve imparare, il debole, l’inferiore.

Quindi tutti cercano di parlare per dimostrare il proprio prestigio, le proprie conoscenze, per condizionare, per indottrinare, e non si sforzano di ascoltare (si pensi alle tribune politiche dove un giornalista fa una domanda al politico di turno e questo risponde facendo un comizio pre-impostato che poco o nulla centra con quanto chiesto), si comunica per vendere (i venditori porta a porta sono poco interessati al tuo stato d’animo o a come la pensi), si usa il non ascolto per dimostrare irritazione e disinteresse in chi sta parlando.

Inoltre dato che tutti sono stressati e non si ha tempo per nulla, parlare viene visto come un’azione dinamica attiva mentre ascoltare come un’azione apatica, passiva quasi una perdita di tempo. Ma se nessuno ascolta a chi si parla?

L’ascolto è un processo attivo e soggettivo Un ascolto “poco attento” porta come minimo ad equivoci, incomprensioni, perdita di informazioni. In realtà questo strumento serve anche per dimostrare attenzione ed ad incoraggiare colui che sta parlando. Quindi un ascolto efficace in una comunicazione interpersonale presuppone che chi ascolta non sia passivo.

Per comprendere l’importanza di avere un ascoltatore attivo si pensi a quanto è difficile parlare con una segreteria telefonica, o a come si viene distratti quando si parla con una persona che perde il contatto visivo con noi (ti guarda ma sembra ipnotizzato). Quindi l’ascoltatore ha una grande responsabilità nella riuscita del processo comunicativo. Ascoltare è un’esperienza soggettiva e mutevole.

Durante la giornata il livello di ascolto varia continuamente a seconda delle condizioni ambientali nelle quali avviene la comunicazione. Infatti l’ascolto viene fortemente condizionato: – dal contesto nel quale si svolge la comunicazione (si pensi a come è diverso ripetere una lezione di fisica a casa propria o durante l’esame di fronte al docente e a decine di altri studenti che ti circondano con taccuini e penne avidi di informazioni) – dallo stato d’animo, – dai rapporti e dal ruolo degli interlocutori (tornando all’esempio dell’esame, è diverso ripetere con un amico o sostenere l’esame col docente), – da pregiudizi nei confronti della persona con cui si interloquisce (se si ha un giudizio negativo della persona, perché la si ritiene incompetente o semplicemente antipatica, o perché ci si è litigato recentemente, o se si sente parlare una persona di fede politica, religiosa, sportiva differente dalla propria) – da pregiudizi sull’argomento trattato Siamo dei buoni ascoltatori?

Per capire se si è dei buoni ascoltatori è sufficiente farsi le seguenti domande. Se si risponde affermativamente a due o tre, occorre farsi venire il dubbio di non essere degli eccellenti ascoltatori: – Mi preoccupo del giudizio degli altri? – Lascio finire chi mi parla o tendo ad interromperlo di continuo? – Quando ascolto mi capita di pensare ai fatti miei o a esprimere mentalmente dei giudizi, soprattutto se l’argomento non è di mio interesse? – Mi capita di concentrarmi sulla mia biro, su un particolare dell’ambiente, su un aspetto fisico del mio interlocutore o sul suo tono e modo di parlare? – Mi capita di fremere in attesa del mio intervento e pensare a cosa dirò? – Giudico ciò che viene detto, e/o mi faccio influenzare dai miei preconcetti sull’interlocutore o sull’argomento trattato?

Regole per un ascolto attivo

Affinché l’ascolto sia efficace ritengo che occorra: – convincersi che chiunque può insegnare qualche cosa anche se la pensa diversamente, quindi si deve cercare di astenersi dal giudicare e criticare assumendo un atteggiamento empatico che consiste nel mettersi nei panni di chi sta parlando cercando di vedere le cosa anche dal suo punto di vista – essere consapevoli che le reazioni di chi ascolta influenzano chi parla.

Quindi se si vuole che la comunicazione sia efficace, vi si deve partecipare attivamente con osservazioni che incoraggino l’interlocutore e che alimentino la discussione facendo avanzare i concetti proposti ed assicurandosi di aver compreso il discorso (per esempio riepilogando brevemente l’ultimo concetto espresso) ma senza mai interromperlo!

Dimostrarsi aperti, disponibili e interessati all’argomento (anche se non è vero) valorizzando chi ci sta parlando anche con il linguaggio del corpo (sorridendogli, annuendo, guardandolo negli occhi) – ascoltare con attenzione anche se si ritiene di sapere dove l’interlocutore andrà a parare – non ascoltare solo ciò che si vuole sentire (tipico di quando si hanno preconcetti su chi sta parlando) – chiedere all’interlocutore di chiarire il significato dei termini utilizzati e dei concetti espressi se non sono stati compresi per non rischiare fraintendimenti – non pensare ad altro mentre vi si sta parlando – cercare di leggere tutta la comunicazione concentrandosi su tutte le forme di comunicazione utilizzate (verbale, grafica, del corpo) senza però concentrarsi solo sul suo aspetto – essere consapevoli che vi sono parole frasi ed argomenti tabù, sia per se stessi che per colui col quale si sta interagendo, ai quali si potrebbe reagire in modo emotivo.

Occorre conoscere i propri per imparare a controllarsi, cercare di evitare di entrare in discussioni dove gli aspetti emotivi o dottrinali sono importanti, imparare a leggere gli stati d’animo di chi si ha di fronte per adattare il proprio atteggiamento – essere consapevoli del proprio ruolo e di quello dell’interlocutore e del contesto nel quale il dialogo avviene.

Quindi è necessario essere consapevoli che la stessa parola può assumere significati differenti in situazioni diverse. – non mettersi sulla difensiva anche se si viene attaccati o se si sente che vengono espresse opinioni o sentimenti negativo nei propri confronti – dedicarsi all’ascolto senza farsi agganciare dai disturbi dell’ambiente – abituarsi a prendere appunti.

Fontewww.pic-asso.it