L’Ascolto Attivo
L’Ascolto Attivo è un processo relazionale complesso che richiede il ricorso alla autoconsapevolezza emozionale e alla gestione creativa dei conflitti.
L’atteggiamento giusto da assumere è orientato ad imparare qualcosa di nuovo e sorprendente, che ci «spiazza» dalle nostre certezze e dunque che ci consente di dialogare.
Un approccio che la letteratura chiama«esplorativo» o «di indagine creativa» o «consensus building».
Dobbiamo essere disponibili a sentirci «goffi»,a riconoscere che facciamo fatica a comprendere ciò che l’altro ci sta dicendo: in questo modo stabiliamo rapporti di riconoscimento, rispetto e apprendimento reciproco che sono la condizione per affrontare congiuntamente e creativamente il problema.
È la rinuncia alla arroganza dell’uomo-che-sa e l’accettazione della vulnerabilità, ma anche l’allegria, della persona-che-impara, che cresce, che cambia con gli altri invece che contro gli altri.
Le 7 regole dell’ascolto attivo
1 – “Quello che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista, devi cambiare il tuo punto di vista.”
Ognuno di noi tende a vedere il proprio punto di vista come universale e valido oggettivamente, perché diamo per scontate le premesse da cui parte, dalla cornice implicita.
Deve uscire dalla cornice, deve imparare a osservarsi. Ma come si può mettere in discussione la propria cornice?
2 – “Se vuoi comprendere quello che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva”
Significa uscire da una logica “giusto – sbagliato”, “io ho ragione – tu hai torto”, “amico – nemico”, “vero-falso”
L’interlocutore è intelligente – si tratta di capire come un comportamento che ci sembra irrazionale sia per lui totalmente ragionevole.
3 – “Le emozioni sono strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi”
L’atteggiamento giusto quando si pratica l’ascolto attivo non è quello di un osservatore impassibile, le emozioni sono spie che ci aiutano a capire che qualcosa non va nella comunicazione con l’altro.
Non l’arroganza di chi sa tutto, ma l’accettazione del non sapere, l’allegria della persona che impara, che cambia con gli altri.
4 – Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.
5 – Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti perché incongruenti con le proprie certezze.
6 – Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
7 – Per divenire esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l’umorismo viene da sè.
E la natura, si dice, ha dato a ciascuno di noi due orecchie ma una sola lingua, perché siamo tenuti ad ascoltare più che a parlare.
Plutarco
Imparare ad ascoltare implica un paradosso nel controllo: controllare noi stessi e cedere il controllo del rapporto.
M.P.Nichols