La timidezza. Che brutta cosa. Fa arrossire; fa dimenticare le cose più ovvie, ti impasta la saliva; fa sembrare il battito del cuore il suono di un gong; e se poi devi dare la mano, ti fa sentire il bisogno di asciugarla sui pantaloni come fossi un meccanico che ha appena finito di lavorare.
Alcuni ricercatori sostengono che abbia radici genetiche; Kagan, uno di questi, ha scoperto, studiando gemelli omozigoti (nati dallo stesso ovulo e con un patrimonio ereditario identico) che se un gemello è timido, è molto probabile che lo sia anche l’altro. Altri studiosi, esaminando l’attività elettrica del cervello di bambini introversi ed estroversi, hanno osservato come i primi concentrino il “metabolismo” cerebrale soprattutto nella corteccia frontale destra (la parte più legata ai processi emozionali) mentre i secondi nella sinistra (la più “calcolatrice”).
La conoscenza del linguaggio del corpo, cioè di quei segnali prodotti involontariamente con gesti, movenze, variazioni di postura ed altro, ci consente di conoscere meglio l’altro e quindi di acquisire sicurezza, disinvoltura e di renderci, di conseguenza, più intraprendenti e sciolti nelle nostre interazioni umane. Capire, ad esempio, nel rapporto con l’altro sesso, se piacciamo ad una data persona, se trova piacevole conversare con noi o, addirittura, se mostra chiari segni di eccitamento sessuale, ci avvantaggerebbe moltissimo in questo senso.
I comportamenti che illustrano questi atteggiamenti sono molteplici, qui ne indicheremo alcuni, rimandando chi è interessato alla letteratura sull’argomento.
Uno dei più comuni motivi conduttori dell’attrazione e del corteggiamento nel comportamento non verbale è l’esaltazione delle caratteristiche proprie del sesso di appartenenza.
Un esempio? La donna, davanti ad un uomo da cui si senta attratta, può leccarsi le labbra; questo gesto, all’apparenza innocuo e insignificante, ha l’effetto di un potente richiamo sessuale; per affinità nella struttura e nelle proprietà (le labbra sono infatti una parte del corpo cava, densa di vasi sanguigni, capace di gonfiarsi e di arrossare), questo dettaglio anatomico evoca i lembi esterni dell’apparato genitale femminile; passarci sopra la lingua esalta questa somiglianza, simulando la lubrificazione dovuta all’eccitamento erotico.
E per l’uomo? Tra i primati, nostri diretti cugini nella scala evolutiva, uno dei modi più frequenti per conquistare la femmina è la cosiddetta “esibizione fallica”, cioè l’ostentazione del pene eretto. Benché anche nella nostra specie ci siano adulti, spesso abbigliati dal solo impermeabile, che si mostrano tenacemente ancorati alle “tradizioni”, in genere questa manovra seduttiva non è molto apprezzata dalla donna moderna.
Per lo meno nella forma … nel contenuto però … il maschio attuale, convinto che in fondo questa tecnica sia tuttora vincente, ha cominciato ad usare dei sostituti simbolici del proprio “fiore all’occhiello”; guarda caso, si tratta degli stessi oggetti o parti del corpo che Freud ha identificato, nell’analisi dei sogni, come simboli del genitale maschile. In altre parole, l’uomo che “voglia farsi bello” davanti ad una donna può toccarsi o lisciarsi la cravatta, far sporgere leggermente il dito medio rispetto alle altre dite o tenerlo fra indice e pollice dell’altra mano, poggiare una mano sulla coscia, sollevare una penna e così via.
Naturalmente, esistono segnali d’attrazione che valgono per entrambi i sessi: accarezzarsi i capelli, passare la mano su zone erogene, manipolare più o meno allusivamente oggetti propri o dell’altro, toccare il partner per un tempo superiore a tre secondi, toccarsi dove si è stati toccati dall’altro e guardare l’altra persona per un tempo più lungo del normale o guardarla almeno due volte.
Marco Pacori
Fonte: http://digilander.libero.it/linguaggiodelcorpo/Tscienzecortegg/