La condivisione nella coppia

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Nel momento in cui ci rapportiamo a qualcuno abbiamo un’infinità di aspettative che portano le nostre azioni a essere condizionati e non naturali. Ci aspettiamo qualcosa, amiamo perchè vogliamo essere amati e difficilmente doniamo non aspettandoci in cambio alcunchè. Abbiamo paura di perdere qualcosa nello scambio con l’altro, non considerando invece che riceviamo nel momento stesso in cui abbiamo la possibilità di dare qualcosa a qualcuno, quando abbiamo la possibilità di condividere.

Abbiamo bisogno di trasformare le emozioni e le sensazioni negative causate dai nostri difetti mentali come orgoglio, avarizia, paura, che ci spingono a percepirci come persone povere, poco capaci di donare e impaurite dalla possibilità di sentirci privati di qualcosa. trasformando queste grandi paure, incrementando la fiducia e la semplicità avremo un incontro naturale con il nostro partner e saremo in grado di rivolgerci armoniosamente verso tutto ciò che ci circonda, sviluppando sensazioni positive.

Il tipo di vita che conduciamo ci induce a essere complicati, a non avere un rapporto naturale con le persone, a difenderci coltivando forme di avarizia differetemente sfaccettate che ci impediscono di percepire quanto siamo ricchi, quante qualità possediamo e quanto amore racchiudiamo in noi stessi. La nostra natura originaria è pura come il cristallo, dicono i tibetani; il centro di noi stessi è prezioso come l’oro, ritenevano gli alchimisti, siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio: queste e tante affermazioni sottolineano il tesoro che ognuno di noi racchiude in sè, anche se solo noi sembriamo non rendercene conto.

Per esempio, in THailandia e Sri Lanka i bambini vengono educati alla generosità fin dalla nascita. E’ facile pertanto vedere che, se un bimbo riceve in regalo qualcosa, non la trattiene come farebbe un bimbo occidentale gridando: “E’ mio!”, ma la condivide subito con i suoi coetanei. Questo perchè è educato e abituato alla comunione con gli altri, attraverso la quale il piacere è spostato dal desiderio di possesso al desiderio di condivisione, che agevola e facilita lo sviluppo della generosità.

La generosità pertanto consiste nel distribuire ciò che si possiede provando piacere nell’atto stesso della condivisione: questa è una qualità fondamentale perchè donando agli altri si dona a se stessi la sensazione di essere ricchi, di non essere delle misere persone che hanno bisogno di conservare avaramente ciò che possiedono per paura di perderlo e di non avere niente da dare. Donando apriamo noi stessi all’esterno ed evitiamo il rischio che la paura ci faccia vivere in un piccolo mondo ristretto e sofferente.

Il cammino che percorriamo nel nostro viaggio verso la conoscenza può essere paragonato agli stadi del processo alchemico: E quando il miracolo alchemico è stato raggiunto il nostro essere e il mondo diventano oro. E’ in questo stadio si ritorna all’essenza dell’essere, all’innocenza, a uno stato in cui la fiducia in noi stessi, negli altri e nell’universo diviene naturale e ci permette di essere spontaneamente ciò che siamo e di assumerci la responsabilità di occuparci degli altri e del pianeta.

Per essere generosi occorre avere coraggio ed eliminare le paure di perdita, impegnandosi e rischiando. L’impegno comporta un grande rischio, la necessità di sacrificare l’idea di un compagno perfetto, accettando di poter avere un rapporto con una persona normale, con pregi e difetti, e questa trasformazione può portarci a realizzare un rapporto vero e intimo, in quanto, dando all’altro la possibilità di essere ciò che siamo anche noi. Avendo il coraggio di donare si ottiene ciò di cui si ha bisogno, il nostro messaggio di disponibilità viene percepito e Karmicamente sperimentiamo gli effetti delle cause che abbiamo posto.

La generosità ha come qualità amica e sorella l’equanimità, senza la quale cadremo comunque nell’attaccamento o nell’avversione, che sorgono da una rigida discriminazione tra amici e nemici. Abbiamo bisogno pertanto di essere più equanimi e imparziali per poter pacificare l’attaccamento e l’avversione.

Il concetto buddhista di equanimità si basa sulla convinzione che tutti gli esseri nelle nostre infinite vite possono essere stati nostri madri o padri e che tali dovremo aspirare a considerarli, senza cadere nell’attacamento verso gli amici, nell’avversione verso i nemici e nell’indifferenza verso altri.

Se pur vogliamo credere a ciò, dobbiamo convenire che la rigida discriminazione ci porta ad avere attaccamento verso qualcuno o verso un gruppo di persone, mentre l’equanimità ci aiuta ad accrescere la pace interiore e la stabilità. Questo meccanismo genera in noi un’apertura che ci dà la possibilità di sentirci simili aglia altri e che ci permette di percepire tutti come componenti di un’unica famiglia.

Tratto da: La spiritualità della coppia – Giuseppina Menga – ed.Mosaico