La struttura della famiglia degli ultimi trenta anni è molto diversa dal modello tradizionale della famiglia italiana. La famiglia moderna è composta dai genitori ed uno o due figli (raramente, almeno al Centro- e Nord-Italia, più di due), ed entrambi i genitori generalmente lavorano fuori casa.
La famiglia tradizionale, agricola e patriarcale, era invece molto numerosa e riuniva genitori, figli e nipoti sotto uno stesso tetto: era formata, insomma, da quelle che oggi sarebbero considerate più famiglie differenti. Gli uomini lavoravano, mentre le donne si occupavano della casa e dell’educazione dei figli.
La trasformazione della famiglia, causata dalla conversione dell’Italia da un paese prevalentemente agricolo ad uno industriale, non ha, tuttavia, ancora cancellato ogni traccia del vecchio modello. Ci sono ancora abitudini e modi di pensare che legano la famiglia del passato a quella del presente.
In primo luogo, a livello della vita quotidiana, le famiglie italiane si riuniscono sempre, per almeno un pasto al giorno, intorno allo stesso tavolo. La cena è un momento di dialogo tra genitori e figli, uno dei pochi nei quali tutti i membri della famiglia hanno la possibilità di stare insieme.
In secondo luogo, pur essendo una famiglia nucleare, non è raro che uno dei nonni paterni o materni, specialmente se è rimasto vedovo o vedova, viva in casa con uno dei figli. Anche se non in casa, in ogni modo, i nonni vivono generalmente nella stessa città di uno dei figli e sono oggetto delle cure dei familiari. Accade di rado, solo in caso di impossibilità pratica a fornir loro assistenza, che i figli chiedano il ricovero dei genitori anziani in istituti (le cosiddette “Case di riposo”).
Un ulteriore elemento che lega ancora la famiglia italiana di oggi a quella del passato è lo stretto legame affettivo che rimane tra i suoi membri, anche quando questi hanno formato nuovi nuclei familiari. Gli italiani sono, per esempio, sempre pronti ad aiutare i loro parenti, specie nel campo del lavoro o nelle difficoltà economiche.
E anche se vivono lontano i membri di uno stesso gruppo familiare cercano sempre di ritrovarsi tutti insieme in occasione delle feste religiose (Natale e Pasqua) o di quelle familiari (battesimi, prime comunioni, matrimoni).
Se confrontiamo, infine, la famiglia italiana con quella americana, emerge un’ultima caratteristica del modello italiano. E’ molto comune che i figli vivano con i propri genitori molto più a lungo che negli altri paesi occidentali, spesso fino ai trenta/trentacinque anni. Prima di sposarsi e di iniziare una nuova famiglia, infatti, è normale, per un giovane italiano, continuare a vivere nella stessa casa dei genitori e dipendere economicamente da loro (su questo tema vedi anche i giovani e il rapporto con la famiglia).
A differenza dei giovani americani, che anche quando vanno a scuola hanno spesso lavori stagionali, i giovani italiani che continuano gli studi dopo la scuola dell’obbligo, di solito, non lavorano né durante l’anno scolastico, né durante l’estate e continuano ad essere mantenuti dai genitori. Anche questo è un elemento della mentalità dei giovani e dele famiglie italiane che può stupire un americano. Ma non si tratta solo di un problema di mentalità: è anche vero che molti giovani non lavorano durante le vacanze perché in Italia è molto difficile trovare un lavoro stagionale.
Anche per quanto riguarda il lavoro che un giovane cerca una volta che ha finito gli studi, ci sono molte differenze tra la situazione di un italiano e quella di un americano. Dopo l’università una larga percentuale dei giovani rimane in attesa di un’occupazione per lungo tempo. Oltre ai problemi di un mercato del lavoro in recessione, infatti, i giovani devono fare i conti con problemi di mentalità. Per un italiano, infatti, il posto di lavoro deve essere stabile per essere davvero soddisfacente. Egli cerca nel lavoro per prima cosa la sicurezza che non dovrà né cambiare occupazione né trasferirsi in un’altra città. Se trova un’occupazione che gli garantisce questo tipo di stabilità, la preferisce anche ai possibili benefici economici di una carriera più elastica.
Fonte:http://www.italica.rai.it/principali/lingua/culture/famiglia.htm