La comunicazione non verbale

L’uomo, oltre alle parole utilizza varie forme di comunicazione non verbale. Il senso comune considera la comunicazione non verbale come qualcosa di più spontaneo, più naturale e in certo senso più “semplice” rispetto alle parole, considerandola come una specie di linguaggio innato e universalmente comprensibile.

Per comprendere l’inaspettata ricchezza della comunicazione non verbale si può iniziare a studiarla nelle sue diverse componenti:

– Il sistema paralinguistico
– Il sistema cinesico
– Prossemica
– Aptica

Il sistema paralinguistico o sistema vocale non verbale, è costituito da tutti i suoni che emettiamo a prescindere dal significato delle parole.

Si tratta in primo luogo del tono e della frequenza della voce, entrambi legati a fattori fisiologici ma anche alla posizione sociale di chi parla. La frequenza della voce si accompagna alla sua intensità, anch’essa spesso modulata in funzione di variabili sociali.

Una variabile della comunicazione paralinguistica è relativa al ritmo, alla velocità delle frasi e all’impiego delle pause. Accanto a queste pause vuote (silenzio) tutti noi utilizziamo le cosiddette pause piene, ovvero quei suoni non verbali come “mmh…beh…” che servono sia per “prendere tempo” quando si stanno ancora cercando le parole giuste, sia soprattutto per governare lo scambio dei turni e gestire l’andamento complessivo della comunicazione.

Anche il silenzio, paradossalmente, può “parlare” più delle parole: a seconda dei casi, può indicare un’ottima o pessima relazione, può indicare assenso o dissenso.Il silenzio a sua volta può essere un indice di estrema concentrazione o al contrario distrazione.

– Il sistema cinesico comprende i movimenti degli occhi, del volto e del corpo. Da un punto di vista fisiologico, il contatto oculare aumenta l’attivazione nervosa sia in situazioni appaganti che in situazioni di pericolo.

La mimica facciale è una seconda componente importante del sistema cinesico. In alcuni casi le espressioni del nostro viso sono completamente al di fuori del nostro controllo, in altri sono invece completamente volontarie.

Alcuni studiosi hanno cercato di scomporre la ricchezza del volto umano, arrivando a identificare ben 44 “unità di azione”, tra queste sono compresi, per esempio, gesti come sollevare l’interno e l’esterno della fronte, le sopracciglia, le palpebre, le guance, corrugare il naso, innalzare gli angoli delle labbra, abbassare il labbro inferiore, innalzare gli angoli delle labbra, abbassare il labbro inferiore, abbassare la mandibola, strizzare gli occhi e così via.

Il sistema cinesico comprende anche i gesti, che nella comunicazione umana riguardano in primo luogo le mani. La gestualità viene spesso utilizzata per sottolineare o enfatizzare quanto si dice con le parole, ma in molti casi costituisce anche l’unico codice comunicativo utilizzato. Quando sono utilizzati assieme al discorso verbale, i gesti devono essere considerati come parte integrante della comunicazione, i gesti sono spesso più importanti delle parole, in modo particolare nei casi in cui la comunicazione verbale risulta ambigua, incerta o contraddittoria.

Assume quindi ancora maggiore importanza il problema della difformità interpretativa del sistema comunicativo gestuale: un gesto sbagliato o interpretato in modo imprevisto può scatenare conseguenze che vanno da un generico imbarazzo fino a complesse tensioni internazionali.

La postura ( ovvero la posizione assunta dal nostro corpo quando siamo seduti, in piedi, sdraiati) è anch’essa parte del sistema cinesico e veicolo di comunicazione interpersonale.

Con la prossemica entriamo nel mondo della gestione dello spazio e del territorio. L’analisi sistematica della prossemica ha portato a identificare quattro zone principali in cui suddividiamo lo spazio che ci circonda:

– la zona intima va dalla superficie della nostra pelle a circa 50 centimetri di distanza. Si tratta di una zona particolare all’interno della quale accettiamo con piacere solo poche persone. Un’invasione non autorizzata della zona provoca disagio, imbarazzo o paura.
la zona personale va da 50 centimetri a circa un metro di distanza dalla nostra pelle. Qui sono ammessi i familiari meno stretti, gli amici o i colleghi con cui lavoriamo abitualmente. È’ la zona in cui avvengono le conversazioni rilassate, il volume della voce può essere mantenuto basso, oltre alla voce si percepiscono chiaramente lo sguardo, i dettagli del volto, il respiro e alcuni movimenti del proprio interlocutore.
– la zona sociale va da uno a tre metri o quattro metri: è la distanza a cui ci manteniamo rispetto agli interlocutori più o meno casuali. All’interno di questa zona è possibile osservare l’intera figura della persona che abbiamo di fronte, controllarne i movimenti.
– la zona pubblica, oltre i quattro metri, è quella prevista per le occasioni pubbliche ufficiali, per conferenze, comizi o lezioni universitarie. In questo caso la comunicazione diventa di solito qualcosa di accuratamente preparato in anticipo attraverso lo studio di tutte le sue componenti: parole, voci, gesti, postura etc.

L’aptica:   infine la comunicazione non verbale avviene anche attraverso l’aptica, ovvero le forme diverse del contatto fisico come una stretta di mano, un doppio bacio sulla guancia, un abbraccio, una semplice pacca sulla spalla. In generale, l’aptica costituisce un terreno tanto importante quanto delicato: un tocco in più o uno in  meno può farci passare, nel migliore dei casi, per persone fredde oppure invadenti.

Fonte: http://www.comunicazionidimassa.net/TTCM/Riassunti-del-libro-di-Paccagnella-cap.2-e-cap.3.html