Alimentazione in menopausa

La menopausa compare intorno al 50° anno di età, a volte più precocemente (44-45 anni), soprattutto in donne che hanno effettuato terapie ormonali, a volte più tardivamente. Cambiare il ritmo mantenuto per 35-40 anni, come succede con la menopausa, è faticoso e richiede un periodo di adattamento di 2-4 anni, chiamato climaterio, durante il quale il corpo femminile subisce profondi cambiamenti metabolici.

Con l’avanzare dell’età il patrimonio follicolare ovarico si riduce, modificando gradualmente l’assetto ormonale del corpo. La menopausa può essere suddivisa in tre fasi. La prima è caratterizzata da un innalzamento del FSH, l’ormone ipotalamico follicolostimolante, che cerca di compensare la scarsa risposta ovarica.

Con il tempo questo meccanismo di compensazione non è più sufficiente ed i cicli si accorciano (23-25 giorni); è una fase caratterizzata da un eccesso di estrogeni con un insufficiente picco di LH. Mano mano che il livello di FSH sale i cicli diventano sempre meno ovulatori e l’endometrio, sollecitato dagli estrogeni non più bilanciato dal progesterone, può determinare sanguinamenti improvvisi e diventare iperplastico.

La fase successiva è caratterizzata da un riequilibrio tra estrogeni  e progesterone con conseguente allungamento dei cicli mestruali e scarse perdite mestruali. La menopausa viene considerata definitiva dopo 12 mesi dall’ultima mestruazione.

Dal punto di vista dei parametri clinici la menopausa è generalmente caratterizzata da un innalzamento dei livelli di FSH e LH, mentre si assisteva ad un calo repentino di estradiolo.  L’estrone (l’altro ormone estrogenico) rimane invece ancora elevato soprattutto nelle prime fase grazie all’azione delle ghiandole surrenali. Queste pur non producendo direttamente estrogeni sintetizzano gran parte dell’androstenedione, che attraverso un processo di aromatizzazione viene convertito in tessuti extra-ovarici in estrone.

I disturbi della menopausa sono imputabili a un complesso network di sistemi neuroendocrini che coinvolgono il sistema ormonale della donna ma anche la secrezione di catecolamine, quella di serotonina e di dopamina. In conseguenza la sintomatologia avvertita è alquanto ampia e varia.

Come già detto precedentemente, la principale caratteristica della menopausa fin dalla sua fase iniziale è l’irregolarità mestruale che prima o poi si converte in franca amenorrea (assenza di mestruazioni). Ma il sintomo più classico della menopausa sono senza dubbio le vampate di calore: con l’aumento stabile delle gonadotropine diminuisce il problema del ciclo emorragico ed aumenta quello delle vampate di calore.

Queste consistono in brevi e improvvise sensazioni di caldo intenso, spesso accompagnate da sudorazioni, tachicardia e irrequietezza, che riguardano principalmente la parte superiore del corpo. Generalmente inizia dal viso e al collo per diffondersi velocemente in tutto il corpo con una improvvisa sudorazione e da una sensazione di rossore. A volte sono seguite da brividi di freddo.

In pratica si ha un aumento della temperatura corporea, cui la sudorazione pone rimedio. Le vampate di calore sembrano in relazione con l’aumento di LH (circa il 20% più alto durante le vampate). Generalmente frequenti nei primi due anni della menopausa vanno diminuendo successivamente fino a scomparire dopo i cinque anni.

Altri sintomi classici sono quelli a carico delle vie urinarie e genitali. Queste sono dovuti alla scomparsa del connettivo periuterale di sostegno con conseguenze problemi di continenze a livello urinario e difficoltà ad avere rapporti sessuali. Gli estrogeni svolgono un’azione fondamentale nel mantenere un adeguato trofismo dell’epitelio e del connettivo della vescica e della vagina.

Altro sintomo tipico è l’aumento di peso corporeo per prevalenza di ormoni maschili ed un generale rallentamento del metabolismo con conseguente tendenza all’accumulo di adipe intorno all’addome assumendo un aspetto androide.
Va inoltre citato l’aumento del colesterolo, i trigliceridi e conseguente aumento del rischio di infarto e di altre malattie cardiovascolari.

La più grave conseguenza a lungo termine della menopausa è l’osteoporosi, che consiste in una riduzione della massa ossea e da alterazioni della struttura ossea con conseguenza fragilità e aumento del rischio di fratture. L’osteoporosi può derivare da un difetto di produzione da parte delle cellule ossee (osteoblasti) o da un riassorbimento aumentato da parte di altre cellule (osteoclasti).

Nella menopausa predomina quest’ultimo aspetto. Sono infatti particolarmente a  rischio le donne che presentano un inadeguato apporto di calcio, che conducono vita sedentaria, fumatrici, con menopausa precoce e di costituzione gracile. La ragione di questo è che il minor tessuto adiposo porta a una minore secrezione di estrogeni fin dall’età giovanile e quindi offre una minor protezione. L’osteoporosi viene diagnosticata attraverso il test annuale della densitometria ossea e attraverso l’esame radiografico.

Fin ad oggi la terapia per la menopausa era costituita dalla Terapia Ormonale Sostitutiva, che nel breve tempo aiuta a controllare le vampate di calore, l’insonnia, i disturbi dell’umore e la secchezza vaginale, ma spesso determina un ulteriore aumento di peso ed una serie di altri rischi.

Tra questi vi sono: l’aumento del rischio del cancro alla mammella e all’endometrio; forte rischio tromboembolico (per aumento di alcuni fattori di coagulazione); aumento della depressione (per diminuzione della vit. B6); aumento dei livelli di colesterolo e trigliceridi; aumento del rischio di diabete a causa della riduzione della tolleranza del glucosio (effetto progestinico).

Una alimentazione corretta e fisiologicamente equilibrata può contribuire efficacemente a mitigare i disturbi caratteristici della menopausa. Si deve tener conto che in questa delicata fase della vita la domanda di energia e di specifici nutrienti (a seguito delle modificazioni ormonali caratteristiche di questo periodo), cambia sensibilmente, tanto che, non di rado, si rende necessario ridurre il consumo di alcuni alimenti (in particolare quelli ricchi di grassi e di calorie), o, al contrario, arricchire la razione normale con adeguate supplementazioni: è questo, ad esempio, il caso del calcio e della vitamina D.

Vi sono poi recenti studi scientifici su sostanze presenti in natura che possiedono effetti estrogenici e come tali possono sostituire l’ormone di sintesi, questi sono i fitoesterogeni. Si tratta di sostanze presenti in numerosi vegetali, che assunte nel corretto dosaggio possono esercitare un’azione minore sui recettori estrogenici ma sufficiente per ovviare alla maggior parte dei sintomi della menopausa. I fitoestrogeni più impiegati sono senza dubbio quelli a base di soia.

In generale, l’alimentazione della donna in menopausa sana deve ricalcare la dieta della donna adulta sana, salvo alcune correzioni legate all’età e alle particolari condizioni ormonali. Per il resto, sul piano nutrizionale, è sempre consigliabile evitare l’assunzione di caffè, alcool, zucchero, fibre insolubili e proteine in gran quantità.

Bisogna avere un particolare riguardo nel consumo di cereali integrali, pesce e carni magre, vegetali, frutta, legumi ed alimenti ricchi di calcio, olio extravergine di oliva come grasso da condimento da preferire.

La frutta e la verdura in particolare contengono buone quantità di potassio e ridotte quantità di sodio ed è proprio una alimentazione più povera di sodio e più ricca di potassio quella indicata per ottenere una migliore conservazione del calcio nello scheletro.

Molto valide risultano essere le integrazioni di diversi nutrienti, quali:

Calcio: per la prevenzione dell’osteoporosi;
Silicio: per la prevenzione dell’osteoporosi;
Magnesio: per la prevenzione dell’osteoporosi, dei sintomi vasomotori, dell’irritabilità e dell’ipertensione.
Boro: la prevenzione dell’osteoporosi;
Vitamina D: la prevenzione dell’osteoporosi;
Vitamina E: per la prevenzione della secchezza vaginale, per mantenere l’elasticità dei tessuti, per mantenere un corretto assetto lipidico e per l’integrità dell’apparato cardiovascolare;
Vitamina F: (acidi grassi polinsaturi Omega 3 e Omega 6) dall’olio di pesce e di semi di lino, che ha funzioni antinfiammatorie, combatte l’atrofie dei tessuti, l’ipercolesterolemia e preserva l’integrità dell’apparato cardiovascolare;
Vitamina C e bioflavonoidi: per migliorare la circolazione sanguigna e l’integrità dei capillari (varici, couperose, vene varicose), per la favorire la sintesi del collagene e contrastare l’insorgenza dell’osteoporosi;
Ginko Biloba: dalla più antica specie d’albero al mondo un rimedio efficace per migliorare i problemi di microcircolo;
Crocus Sativus: definito il fiore portatore di allegria;
Bacopa Monniera: efficace nell’attenuazione dell’ansietà;
Rodhiola Rosea: efficace adattogeno, contrasta l’invecchiamento;
Biancospino: ottimo contro l’ansietà e lo stress;
Escholtzia Californica: benefica sulla qualità del sonno;
– Probiotici preferibilmente biocompatibili, per mantenere una flora batterica sana.

Un ultimo ma non trascurabile consiglio è quello di cercare di sfruttare l’eventuale aumento della disponibilità di tempo libero per praticare una maggiore attività motoria e per curare l’alimentazione. Ricordate, sempre, di consultare anche un bravo medico ginecologo e poi per il resto… tanta gioia, tanta meraviglia da nutrire ogni giorno della Vita.

Dott. Luigi Maselli

Fonte: http://www.perfettamente.it

Bibliografia