Tradimento: è possibile fidarsi ancora?

Se una scappatella investe la coppia, far finta di niente e imporsi di chiudere un occhio, soffocando la propria natura e il proprio istinto, rischia solo di danneggiare ancora di più relazione, trasformandola in una sofferenza logorante.

La parola perdono è una delle più complesse da interpretare e soprattutto da vivere. Riguarda un passaggio psicologico molto delicato, che si gioca nelle profondità di ognuno di noi in modo particolare e soggettivo. Parlarne è perciò piuttosto complesso. Di certo, però, perdonare non significa sopportare, che è quello che avviene di solito quando un tradimento da parte del partner ferisce profondamente la persona e la relazione sentimentale.

Di fronte a un evento di questo tipo si possono avere reazioni molto differenti, ma se la persona tradita decide di non interrompere la relazione e di stare ancora insieme all’altro, deve riuscire a trovare il modo giusto per elaborare la situazione. Altrimenti il rischio, conseguente al tradimento, è quello di una sofferenza estenuante che nel tempo può alterare ancor più in profondità il rapporto, logorandolo e spingendo verso comportamenti che mai si sarebbero messi in atto.

Il tradimento non va sopportato facendo finta di niente

Se non si ha la mentalità per “lasciar correre” – ed è legittimo non averla, perché ognuno vive e concepisce l’amore secondo la propria indole – allora non si dovrebbe provare a sopportare con fatica il tradimento, comportandosi in modo innaturale e soffocando il proprio istinto. Stare insieme facendo finta di niente, come se nulla fosse successo, rischia solo di rimandare la rottura e di trasformare la relazione in una sorta di “calvario”.

La cosa migliore consiste nel guardare il tradimento nello stesso modo in cui si guarda un sintomo: ovvero come qualcosa che è dotato di un senso, magari non immediato ma rintracciabile se gli presta attenzione. Un sintomo infatti non va sopportato ma curato, se possibile, e la cura molto spesso si ottiene attraverso un processo di cambiamento.

Il falso perdono

Se una persona crede di aver perdonato la scappatella del partner e poi comincia a investigare su di lui, controllando tutte le sue azioni, i suoi spostamenti e ogni aspetto della sua vita con la speranza/timore di trovare qualche indizio, significa che il perdono è solo apparente, che il tradimento non è stato “accettato” e che non è stato possibile voltar pagina: chi è stato tradito continua a non voler leggere la realtà di coppia, le difficoltà che questa porta con sé e il segno lasciato dal tradimento. In più la fiducia verso il partner è ormai venuta meno, molto probabilmente insieme alla possibilità di un dialogo vero e produttivo.

Si pensa che possa avere altre “avventure” e ci si illude di poterle prevenire con un’azione di controllo, che in realtà può essere elusa in qualsiasi momento. Tutto questo, oltre ad essere doloroso, è sempre dannoso perché crea un clima di tensione, dubbi e sospetti che ostacolano la vita di coppia.

Ripartire da se stessi

In realtà la persona, invece di rivolgere così tante energie e attenzioni al partner, potrebbe orientarsi su se stessa; al posto di esercitare un controllo sulla vita del compagno/a, potrebbe porsi l’obiettivo di ascoltare meglio i propri sentimenti ed emozioni, evitando il peggiore dei tradimenti che è quello verso se stessi. Solo così può diventare più sicura delle proprie qualità (tra cui la capacità di amare), più determinata nel risolvere, in un modo o nell’altro, una crisi che la riguarda da vicino. È l’unico modo per ritrovare la serenità, per decidere liberamente se è il caso di ri-bilanciare il rapporto trovando un nuovo equilibrio; in altre parole, è l’unica strada per perdonare veramente il tradimento, sia che si scelga di continuare o meno la relazione.

Fonte: http://www.riza.it

Bibliografia