L’Imbarazzo

Tutte le teorie psicologiche delle emozioni ammettono o sottolineano che le reazioni emotive hanno una funzione adattativa per l’individuo e per la specie. In questo senso se alle emozioni considerate fondamentali – quali felicità, tristezza, paura, rabbia, disgusto – si attribuiscono funzioni e scopi evolutivi semplici – quali mantenere i legami affettivi con le figure di attaccamento, segnalare l’esistenza di pericoli, difendersi dagli attacchi e dalle circostanze pericolose – alle emozioni più complesse si attribuiscono funzioni maggiormente evolute e connesse alla formazione della consapevolezza di se stessi e alla regolazione delle proprie relazioni con gli altri.

Da questo punto di vista, l’imbarazzo è una tipica emozione sociale fortemente connessa alla percezione che ciascuno di noi ha di se stesso e delle sue caratteristiche in relazione agli altri. Posto che l’imbarazzo potrebbe non essere solo un’emozione negativa, in questo articolo si è cercato di fornire una definizione di questo stato emotivo, di considerare le situazioni e i motivi che più comunemente suscitano imbarazzo, di rilevare se ci sono persone che sperimentano questo stato emotivo più facilmente di altre, di descrivere i correlati comportamentali e psico-fisiologici di questa emozione e, in ultimo, di suggerire alcuni accorgimenti per tenerla sotto controllo.

Alcune definizioni
Non è facile fornire una definizione per il termine imbarazzo dal momento che è stato utilizzato da letterati e studiosi in svariati modi e con significati abbastanza distanti tra loro. D’Urso (1990) ad esempio, riporta che il significato primitivo del termine, è quello di ingombro materiale dovuto alla presenza di oggetti voluminosi d’ostacolo a qualche attività. In epoca più recente compaiono i significati di incombenza, compito sgradevole oppure preoccupazione e inquietudine. A partire dal secolo scorso si diffonde l’uso di questo termine nell’accezione di «difficoltà economica» oppure, in un ambito più legato al corporeo, nell’accezione di peso, o appunto, imbarazzo di stomaco.
In termini di vissuti emotivi, per imbarazzo si intende uno stato più o meno intenso e di durata variabile (da pochi secondi a pochi minuti) che si manifesta esclusivamente in una situazione sociale, caratterizzato da modificazioni psicofisiologiche e manifestazioni comportamentali esprimenti disagio.

Perché ci si imbarazza
Tutti gli studiosi, siano essi sociologi, antropologi o psicologi, concordano nel legare strettamente il vissuto dell’imbarazzo ad eventi che mettono in crisi l’immagine pubblica dell’individuo e nel connettere tale vissuto emotivo all’hic et nunc, quindi al presente e al luogo dell’azione: infatti perché si origini è necessario che sulla scena siano presenti chi si imbarazza e chi causa o assiste all’imbarazzo (Goffman, 1956; Modigliani, 1968; Edelmann, 1987).

Da questo punto di vista non c’è un imbarazzo privato, né un imbarazzo prospettivo o retrospettivo (D’Urso, 1990 ). Un altro punto d’accordo tra gli studiosi è l’aver rilevato come spesso le situazioni che generano imbarazzo sono quelle in cui mancano norme esplicite di comportamento , quelle dove non è ben chiaro quali siano le norme comportamentali più adeguate o socialmente accettate. Un esempio tipico e quello in cui ci si trova in due in un ascensore: non si sa mai bene quali atteggiamenti o comportamenti tenere e questo sovente genera imbarazzo. Un altro modo per dar ragione dell’imbarazzo è quello di considerarlo come sanzione per una regola sociale violata o in pericolo (Modigliani, 1971 ). Secondo Castelfranchi (1988) invece il nucleo dell’imbarazzo consisterebbe in una perdita, avvenuta o temuta e comunque momentanea, della propria autostima situazionale: è il caso ad esempio di una persona in genere agile, che in una particolare circostanza e di fronte ad altri si è mostrata goffa e impacciata.

Secondo D’Urso e Trentin (1992) le condizioni che normalmente devono essere presenti perché insorga l’imbarazzo sono:-

– la consapevolezza che un proprio comportamento è regolato da norme sociali;
– la presenza di un pubblico e in particolare il sentire su di sé l’attenzione degli altri;
– desiderio di conformarsi alle norme e il timore di infrangerle;
– l’insicurezza sulle proprie capacità e quindi la paura di perdere la faccia davanti agli altri.

Quando ci si imbarazza
Quali sono le situazioni nelle quali è più facile imbarazzarsi?
Non esiste una risposta univoca a questa domanda perché molto dipende da quali sono i valori, le regole che ciascuno ha e soprattutto dall’immagine che di noi stessi abbiamo e che desideriamo preservare davanti agli altri. Tuttavia è possibile individuare alcune situazioni nelle quali più che in altre è possibile provare imbarazzo.

In genere queste situazioni sono connesse ad un fallimento in pubblico, alla contraddizione fra le richieste di ruoli diversi, alla perdita del contegno o del controllo del proprio corpo, all’intimità fisica ed emotiva (Gross e Stone, 1964; Sattler, 1965 ).
Inoltre esistono situazioni nelle quali siamo imbarazzati per l’imbarazzo di qualcuno che ci è vicino , oppure circostanze nelle quali noi lo sperimentiamo al posto di qualcun altro.
Altra situazione che spesso genera imbarazzo è l’essere oggetto di lodi o di attenzione o il venir insigniti di premi.
In questo caso l’imbarazzo si genera non tanto per la situazione di per sé positiva quanto per il timore o la sensazione di dover subire ulteriori valutazioni e quindi di non dimostrarsi all’altezza della situazione.

Cosa ci succede quando siamo imbarazzati?
Le manifestazioni comportamentali tipiche dell’imbarazzo , quali il rossore, l’irrequietezza motoria, le alterazioni della voce, oltre a segnalare agli altri lo stato emotivo in cui ci si trova, agiscono come causa ulteriore d’imbarazzo . Si tratta di un rinforzo circolare che opera per l’imbarazzo più che per ogni altra emozione (D’Urso e Trentin, 1992 ).
A livello comportamentale, l’imbarazzo si esprime soprattutto con il distogliere lo sguardo dall’interlocutore, abbassandolo o deviandolo su punti dello spazio per nulla interessanti; la postura può essere o estremamente rigida con pochissimi movimenti o al contrario presentare movimenti irrequieti di braccia, gambe, mani e continui cambi di posizione. Inoltre quando ci si sente imbarazzati si mettono in atto dei comportamenti tesi ad allentare la tensione emotiva, quali toccarsi ripetutamente i capelli o giocherellare con piccoli oggetti.

Anche il linguaggio delle persone imbarazzate si modifica (Kast e Mahl, 1965 ). La voce diventa stridula, con tonalità irregolari, spesso si balbetta o si incespica, il volume della voce si alza e/o si abbassa rispetto alla propria norma, si fanno insoliti errori di grammatica, vi sono esitazioni, false partenze, lunghe pause tra una parola e l’altra. A livello psico-fisiologico il segnale caratteristico dell’imbarazzo è l’ arrossarsi in modo repentino del viso e del collo fattore dovuto ad una vasodilatazione periferica; il battito del cuore rallenta (anche se spesso si pensa che aumenti), la temperatura corporea si innalza o ha degli sbalzi, i vasi sanguigni si dilatano, aumenta la tensione muscolare, la respirazione si fa irregolare, si suda di più e la motilità gastrica così come la secchezza delle fauci aumentano (D’Urso e Trentin, 1992 ).

Ci sono persone che si imbarazzano più di altre?
In genere si imbarazzano più facilmente le persone che tendono da un lato, a sopravvalutare l’importanza e la severità del giudizio degli altri, dall’altro a sottovalutare le proprie capacità (Edelman, 1987 ); spesso si tratta di persone che hanno una forte consapevolezza di sé e del proprio modo di apparire in pubblico, di persone che hanno livelli di aspirazioni più alti della media e che presentano una grande capacità empatica. Rispetto alla facilità con cui ci si imbarazza, non sembra ci siano differenze significative tra uomini e donne, anche se le donne sembra si imbarazzino più facilmente per il doversi esibirsi in pubblico e per l’intimità fisica, mentre gli uomini si imbarazzano di più per questioni legate al proprio prestigio economico e professionale (D’Urso, Trentin, 1992 ).

Che fare quando si è in imbarazzo?

D’Urso e Trentin (1992) riportano alcuni accorgimenti da adottare in situazioni imbarazzanti:

– se avete fatto una goffaggine piccola e che danneggia solo voi siate i primi a farla notare e a riderci sopra
– se avete fatto una goffaggine grossa e che danneggia qualcuno, scusatevi rapidamente, mettete in chiaro che riparerete e cambiate discorso
– se siete imbarazzati senza aver fatto nulla, per paura di essere brutti, poco eleganti, o di balbettare, o non sapere cosa dire, vi si aprono due strade: a) quella eroica : dire come vi sentite.E’ consigliabile però in una situazione a due oppure di fronte ad un pubblico vero e attento ad esempio quello di una conferenza. Da evitare in situazioni di gruppo informale di persone poco attent b) quella facile : cercare di mantenere l’autocontrollo, non fare assolutamente niente, guardare con interesse gli altri, ascoltare, cercare di capire senza preoccuparsi di dover dire qualcosa, cercare di rendere a se stessi il più familiare possibile la situazione dal momento che l’imbarazzo diminuisce quanto più una situazione è familiare e prevedibile

Sentirsi in imbarazzo non è per nulla piacevole e per quanto possibile si cerca in ogni modo di evitare occasioni che possano alimentare questo stato emotivo. Tuttavia, l’imbarazzo rivela ciò che per noi conta, il valore che attribuiamo agli altri e alle cose . Imbarazzarsi di fronte a qualcuno significa riconoscergli che per noi è importante, in un certo senso è come rendere omaggio al nostro interlocutore. In effetti, come sostiene D’Urso (1990) , se l’imbarazzo parla un po’ male dell’imbarazzato, parla bene dell’imbarazzante o comunque segnala che gli viene attribuito valore e questo, da un certo punto di vista e in talune circostanze, non può che attribuire un fascino sottile alla relazione.

A cura della Dott.ssa E. Maino

Fonte: http://www.benessere.com

Bibliografia