Disinquinare il mare dal petrolio?

Dall’Università di Bristol, in Gran Bretagna, giunge una scoperta che potrebbe aiutare non poco a limitare i sempre più frequenti danni provocati dalle navi petroliere o dai pozzi di petrolio che sversano l’oro nero nei mari e negli oceani. Un gruppo di ricercatori, guidati da Julian Eastoe, ha ideato un oggetto a forma di saponetta – una sorta di sapone magnetico – avente due estremità: una attratta dall’acqua, l’altra respinta.

La sua azione “detergente” deriva dalla capacità di allegare superfici sporche e oleose con le molecole che respingono l’acqua, diventando minuscole gocce. Vengono così mescolati atomi di ferro ai tensioattivi del sapone, ovvero atomi capaci di concentrare le molecole detergenti in piccoli centri magnetici. In questo modo la soluzione è in grado sia di legarsi alle sostanze grasse – come ad esempio il petrolio – sia di scomparire a contatto con l’acqua.

Per essere utilizzato nelle bonifiche degli sversamenti di petrolio in mare, però, il materiale deve essere anche facilmente rimovibile. E qui nasce l’idea dei ricercatori, che si sono ispirati al gesto che facciamo con una calamita quando raccogliamo un ago da terra: hanno aggiunto ferro ai tensioattivi composti da cloruro e bromuro, del tutto simili a quelli che si possono trovare nelle nostre case.

Bisogna comunque dire che la ricerca è ancora in fase sperimentale e può essere utile per altri campi: nel settore industriale ad esempio, in quanto la reattività agli stimoli esterni di questi nuovi tensioattivi consente di sfruttare una serie di proprietà. O ancora per gli esperimenti scientifici che richiedono un controllo preciso delle gocce di liquido, reso più facile dal principio magnetico del sapone.

Insomma, non resta che incrociare le dita e sperare che questo prodigio della ricerca sia ultimato il prima possibile. Perché purtroppo ogni anno non mancano episodi anche drammatici di fuoriuscite di petrolio.

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