Alimentazione vegan e la questione B12

A quanto sembra, la “questione B12” è la più dibattuta del mondo vegan… perché, dato che la B12, una vitamina fondamentale per il metabolismo delle cellule del nostro corpo, è l’unica che non si può ricavare dai cibi vegetali, pare che per alcuni questo possa significare che l’alimentazione vegan non è “naturale”.

Perfino alcuni aspiranti vegan, convinti della validità di questo stile di vita, si pongono il problema della fatidica B12, considerando “tragico” prendere una volta a settimana una piccola compressa ricca di B12.

Sono dubbi che sussistono per pura ignoranza, vale a dire, non conoscenza della situazione: una volta che si sa come stanno davvero le cose, si capisce l’assurdità, e, anche, lasciatemelo dire, il ridicolo di questi dubbi.

Punto primo: dove si trova la B12

La vitamina B12 NON è prodotta nè dalle piante, nè dagli animali. La vitamina B12, in natura, è prodotta esclusivamente da microorganismi (batteri, funghi, alghe). Gli animali che si nutrono di piante, come tutti gli erbivori, i primati, gli elefanti, e molte altre specie, la incamerano nutrendosi di vegetali e acqua contaminati da questi microorganismi (che si trovano nel terreno, parzialmente ingerito assieme alle piante, o nell’acqua). Le piante invece non hanno bisogno di B12, per cui non la producono.

Gli animali carnivori la ricavano mangiando altri animali, perché la B12 si deposita nei tessuti degli animali erbivori. In alcuni casi, gli animali che si nutrono di piante possono mangiare assieme alle piante anche insetti, nei cui tessuti possono esistere depositi di B12.

Se un animale erbivoro, frugivoro o granivoro, non vive in natura, e gli viene dato cibo “pulito”, cioè non contaminato dai batteri, questo animale sviluppa una carenza di B12, e gli deve essere fornita questa vitamina come integratore. Questi animali sono quelli prigionieri negli zoo, e tutti quelli prigionieri negli allevamenti intensivi. E tutti noi umani, che non viviamo più “in natura” e mangiamo cibi “puliti”.

Gli animali erbivori che fanno eccezione sono i ruminanti e i conigli: i primi sintetizzano la B12 tramite i batteri naturalmente presenti in uno dei pre-stomaci (il rumine) e poi sono in grado di assimilarla durante le successive fasi della loro complessa digestione, i secondi la sintetizzano nell’intestino cieco e poi riescono ad assorbirla ingerendo una parte del particolare tipo di feci prodotto in questo modo (lo stesso accade per le lepri e alcuni roditori, e anche alcune specie di scimmie mangiano parte delle proprie feci per ricavare alcune sostanze nutritive).

Le condizioni di allevamento sono oggi così innaturali, però, che anche per questi animali è la norma somministrare integratori di B12.

Conclusione:
L’innaturalità non sta nell’assumere un integratore, ma nel tipo di cibo che mangiamo (e ovviamente in tutti i restanti aspetti della nostra vita, che naturale non è proprio!), ma siccome non è pensabile di tornare a nutrirci di radici e bacche o comunque di cibo pieno di batteri, l’integratore è la soluzione più ragionevole.

Punto secondo: come viene prodotta la B12

La vitamina B12 NON è un farmaco. Quella che si compra negli integratori è esattamente quella che si trova in natura e a cui non abbiamo più accesso: quella prodotta dai batteri. Solo che, mentre in natura questi batteri si trovano nel terreno e nelle acque, negli stabilimenti di produzione di B12 i batteri vengono invece “coltivati” su un substrato a base di carboidrati. Per esempio, può essere usata la melassa, scarto di produzione dello zucchero. Ci sono vari metodi di produzione, infatti esistono vari brevetti per la produzione di B12. Può variare il ceppo di batterio usato (Bacillus megaterium, Butyribacterium rettgeri, Streptomyces olivaceus, Propionobacterium freudenreichii, Pseudomonas denitrificans, e altri), il tipo di substrato, il processo di produzione può essere aerobico, anaerobico, misto, può variare la temperatura, i tempi, la grandezza dei contenitori in cui sono messi i batteri, ecc.

Conclusione:
NON è assolutamente necessaria alcuna componente di origine animale per produrre la vitamina B12, ma viene sfruttato il processo già esistente in natura, solo che, come abbiamo “denaturalizzato” tutti gli aspetti della nostra vita, anche qui, anzichè mangiarci la B12 prodotta dai batteri nel terreno ci mangiamo quella prodotta dagli stessi batteri tenuti in delle “taniche” contenenti della melassa. È un gran problema?!

Punto terzo: ha senso ritenere più “naturale” la B12 ottenuta dal consumo di carne, latte, uova?

Dai punti precedenti si può chiaramente rispondere di no. Non fosse altro per il fatto che per ottenere i prodotti di cui sopra vengono impiegati animali tenuti in condizione di totale innaturalità, imbottiti di sostanze chimiche, antibiotici, altri farmaci, integratori di ogni tipo compresa la vitamina B12 stessa! Quindi, non prendere una compressa di B12 prodotta dai batteri tenuti in uno stabilimento, ma mangiare un pezzo di carne o formaggio prodotto da un animale tenuto in uno stabilimento di allevamento intensivo, cui a sua volta è stata somministrata la stessa vitamina B12 (perché il suo cibo è “pulito” tanto quanto il nostro e perché non vive in condizioni naturali), e in più svariati altri farmaci… non è esattamente una scelta che ci assicura la miglior “naturalità”, no? E non è certamente una scelta molto logica e razionale.

Conclusione:
Come preannunciato all’inizio dell’articolo, si scopre che i dubbi sulla mancata naturalità dell’integrazione di B12 diventano ridicoli, una volta saputo come stanno le cose e ragionato sull’argomento!

Marina Berati

http://www.veganhome.it