Storie di Gentilezza

La gentilezza dovrebbe diventare il modo naturale della vita, non l’eccezione. (Buddha)

Ho letto questa storia e mi sono commossa, mi è venuta voglia di condividerla con chi desidera fare della gentilezza il proprio modo naturale di vivere.

Stava guidando verso casa una sera, su di una strada a due corsie. Trovare un lavoro in quel paesino del Mid-West americano era un’impresa quasi senza speranza, come la sua vecchia Pontiac scassata. Ma non smetteva mai di cercare: da quando la fabbrica aveva chiuso i battenti era disoccupato e con l’arrivo dell’inverno cominciava a raggelarsi anche la speranza.

Era una strada con pochissimo traffico, poiché poche persone avevano un motivo per percorrerla, se non per andarsene di là. La maggior parte dei suoi amici se n’era già andata: avevano famiglie da mantenere, sogni da realizzare. Ma lui era rimasto: dopotutto era lì che aveva sepolto sua madre e suo padre. Era lì che era nato, conosceva il posto. Poteva percorrere quella strada ad occhi chiusi e dirvi che cosa c’era dall’altra parte; e visto che i fari della macchina non funzionavano, questo fatto gli veniva molto comodo.

Si stava facendo buio e i primi fiocchi di neve mulinavano già nel vento. Sarà meglio che mi dia una mossa, pensò. Quasi non vide l’anziana signora in panne a lato della strada: ma anche nella fioca luce del crepuscolo si vedeva chiaramente che aveva bisogno di aiuto, così si fermò giusto davanti alla Mercedes di lei e scese dalla macchina. Il motore della sua Pontiac stava ancora scoppiettando quando le si avvicinò.

Pur vedendo il sorriso sul volto di quello sconosciuto, lei si sentì un po’ timorosa: nessuno si era fermato in quell’ora o giù di lì che era rimasta ferma. Le avrebbe fatto del male? Non aveva un aspetto affidabile: sembrava povero e affamato.

Lui vide che lei aveva paura ed era quasi paralizzata dal freddo. Sapeva come si sentiva: era quel gelo che solo la paura può dare.

“Sono qui per aiutarla, signora”, disse. “Perché non si mette in macchina, dove fa meno freddo? Ah, fra parentesi, mi chiamo Bryan”.

Il problema era solo una gomma a terra, ma per un’anziana era già un grosso grattacapo. Bryan si infilò sotto la macchina per vedere dove poteva sistemare il cric,  sbucciandosi le nocche delle dita un paio di volte; ma in poco tempo riuscì a cambiare la gomma, però sporcandosi tutto. Le mani  gli facevano male.

Mentre riavvitava i bulloni, lei abbassò il finestrino e iniziò a conversare con lui. Gli disse che veniva da St. Louis ed era solo di passaggio: non sapeva come ringraziarlo per averla aiutata. Come tutta risposta Bryan le sorrise mentre chiudeva il baule della macchina.

Lei gli chiese quanto gli dovesse e gli disse che qualsiasi somma lui avesse chiesto le sarebbe andata bene; poteva ben immaginare le cose terribili che le sarebbero potute succedere se lui non si fosse fermato. Ma Bryan non ci pensò neanche: per lui non era un lavoro, si trattava solo di aiutare qualcuno che si trovava nel bisogno; Dio sapeva che un mucchio di gente aveva dato una mano a lui in passato. Aveva vissuto tutta la sua vita in base a quel principio e non gli sarebbe mai venuto in mente di agire diversamente.

Le disse che se veramente voleva ripagarlo, la prossima volta che avesse incontrato qualcuno che aveva bisogno di aiuto avrebbe potuto dare a quel qualcuno ciò che gli era necessario.

Lui attese che lei avviasse il motore e si allontanasse. Era stato un giorno freddo e deprimente, ma si sentiva meglio mentre si dirigeva verso casa e il buio lo inghiottiva.

L’anziana signora, dopo aver percorso qualche chilometro, vide una stazione di servizio con annesso un piccolo bar tavola calda, così decise di entrare a mangiare un boccone e riscaldarsi un po’ prima di percorrere l’ultimo tratto di strada che la separava dalla sua meta.

Era un modesto ristorantino dall’aria sciatta; nello spiazzale antistante c’erano due vecchie pompe di benzina. Il registratore di cassa era come il telefono di un attore che ha fatto il suo tempo: non suonava quasi mai. Tutto ciò la faceva sentire un po’ spaesata.

Arrivò al suo tavolo la cameriera, che, vedendo che la signora aveva i capelli bagnati, le portò un asciugamani pulito perché si asciugasse i capelli. La giovane cameriera aveva un sorriso dolce, che il solo fatto di essere stata in piedi tutto il giorno non poteva cancellare. La signora notò che era all’ultimo paio di mesi di gravidanza, ma nemmeno l’affaticamento e la tensione che ciò indubbiamente comportava le impediva di essere affabile. La signora si chiese come facesse un persona che aveva così poco ad essere tanto altruista e cortese con un estraneo: fu allora che si ricordò di Bryan.

Quando ebbe finito di mangiare pagò con una banconota da cento dollari; e mentre la cameriera le andava a prendere il resto scivolò fuori dal ristorante senza una parola. Aveva già lasciato il parcheggio quando la cameriera arrivò al tavolo con il resto: si chiese dove fosse andata la signora, ma poi notò che su di un tovagliolino c’era scritto qualcosa. Leggendo ciò che la signora aveva scritto le vennero le lacrime agli occhi:

“Non mi devi niente. Anch’io ho passato dei momenti difficili e qualcuno una volta mi ha aiutato, proprio come io sto aiutando te adesso. Se davvero vuoi ripagarmi, ecco quello che devi fare: non lasciare che la catena si fermi qui”.

C’erano ancora tavoli da sparecchiare, zuccheriere da riempire e clienti da servire, ma la cameriera arrivò alla fine di un altro giorno.

Quella sera, quando tornò a casa dal lavoro e si mise a letto, ripensò a quei soldi e a ciò che la signora aveva scritto. Come faceva quell’estranea a sapere quanto lei e suo marito avessero bisogno di quei soldi? Con il bambino che doveva nascere il mese dopo, sarebbe stata dura. Suo marito dormiva già; sapendo quanto fosse preoccupato si sdraiò silenziosamente al suo fianco, gli diede un morbido bacio e gli sussurrò: “Andrà tutto bene. Ti amo, Bryan”.

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