La sofferenza legata al lutto

pain-family-and-friends-of-the-dead-share-their-griefIl lutto è uno stato emotivo inevitabile e necessario nella vita di ognuno di noi, legato prevalentemente alla morte di una persona molto importante.

Il lutto si prova anche in occasione di importanti separazioni che riguardano diversi aspetti della nostra vita, sia esterni che interni.

Infatti è legato a:

Momenti in cui si prova la sofferenza legata al lutto:

* la morte di una persona

* la separazione geografica

* l’abbandono di un luogo

* la fine di un impegno importante

* la fine di una possibilità di cambiamento

* la perdita del proprio ruolo sociale

* un fallimento personale o lavorativo

* la fine di un lavoro

* la nascita di un figlio malato

Nonostante questi siano avvenimenti molto frequenti nella vita delle persone, sembra quasi che nella società odierna non ci sia posto più per una fase emotiva che è necessaria per salutare dentro e fuori di noi una persona o una situazione.

Ritrovare l’equilibrio dopo un lutto

Questo saluto è ciò che permette di riprendere in maniera equilibrata il regolare corso della vita e delle cose. Sembra esistere una legge non scritta legata alla velocità con cui tutto deve essere eseguito (lavoro, impegni familiari, necessità economiche, etc.) che non dà più spazio ai tempi necessari per arrivare all’accettazione dell’assenza definitiva della persona cara o di altre separazioni.

Poter passare attraverso le varie fasi ed emozioni legate al lutto diventa inoltre importante dal momento che se ciò non avviene la persona può trovarsi congelata in una di esse e andare incontro al deterioramento della proprie relazioni e del proprio stato emotivo, sviluppando un grado di sofferenza che lo imprigiona per anni e a volte per sempre.

Per aiutare le persone colpite dal lutto si erano strutturati nel tempo e per ogni cultura dei riti laici, religiosi e familiari che “guidavano” e sostenevano in un momento in cui si è sotto shock. Molti di questi riti sono presenti ancora oggi, ma in una forma molto più individualistica e meno socializzata, che quindi aumenta la solitudine. Il “viaggio” sulla strada del lutto parte dalla negazione della avvenuta perdita, per transitare attraverso uno stato di accettazione in cui con gran dolore la morte avvenuta viene ammessa, per approdare infine alla reale separazione e al saluto definitivo.

Questo percorso è caratterizzato da reazioni emotive molto intense e necessarie a mantenere e preservare la propria integrità psicologica e al contempo di avere un chiaro accesso al dolore per la perdita in modo da poterla vivere e rielaborare.

Spesso si è sotto shock, la sensazione è quella di aver subito fisicamente un trauma, una percossa e si alternano momenti di negazione, di rifiuto di quanto è avvenuto a momenti di perdita di contatto con la realtà e di profondo dolore e disperazione. Questa reazione è anche necessaria e auspicabile nei termini in cui permette di contattare il dolore provato, ma allo stesso tempo evita una sovraesposizione che causi un sovraccarico emotivo non sostenibile.

Un altro stato emotivo che può accompagnare il lutto è un senso di imbarazzo, di eccessivo pudore e vulnerabilità nella relazione con gli altri, perché la persona si sente di portare con se un’aura di dolore e sofferenza con cui li contagia.

Il rifiuto di accettare quanto avvenuto è anche molto frequente. Si manifesta in vari modi. La persona può rifiutarsi di parlare della morte della persona cara o della separazione, continuare a mantenere abitudini e comportamenti non più necessari, può “congelare” luoghi e oggetti di vita della persona morta lasciando tutto immutato.

Una perdita implica una profonda mutazione di quanto presente nella vita di chi vive il lutto. Si crea un vuoto sia fisico che emotivo. Questo spesso comporta una perdita delle coordinate conosciute interne ed esterne della persona che smarrisce temporaneamente le capacità di organizzazione, pianificazione e concentrazione.

big-boys-dont-cry-afIl senso di perdita irrimediabile può, poi, rendere intollerabile alla persona sopportare anche la vista di situazioni a lei ormai negate. Chi vive un lutto può essere profondamente invidioso nel vedere, per esempio, un’altra coppia non separata o una madre con un figlio o tutte quelle situazioni relazionali che sente ormai impossibili per la perdita subita.

La necessità di contenere il dolore e rendere tollerabile la perdita subita può spingere a metter in atto comportamenti e credenze irrazionali, che mirano a rendere possibile un inverosimile contatto con la persona scomparsa attraverso il soprannaturale.

Quando viviamo un lutto proviamo tutta la gamma delle emozioni che sono tipiche della depressione. Precisiamo che è estremamente legittimo provare una profonda depressione in seguito ad un lutto. Quando però lo stato depressivo dura oltre i sei/dodici mesi lo stato luttuoso assume forme patologiche per cui è utile chiedere aiuto specialistico.

Altro sentimento che accompagna il lutto è il senso di colpa, un senso di colpa legato al fatto di essere sopravvissuti all’altro o ad aspetti di rimpianto legati ad atti e pensieri mancati nella relazione con la persona persa.

Un meccanismo di gestione del dolore è quello che ricorre alla ricerca di ragioni e nessi logici che diano un “senso” alla perdita subita. Questo “darsi e farsi una ragione” di quanto subito è molto comune e dà la possibilità di una temporanea “giustificazione” di quanto accaduto.

Molte volte, poi, si può avere un atteggiamento reattivo che porta a incanalare le proprie energie verso attività di volontariato o associazionistiche.

Nella fase finale del lutto si concretizza una ricomposizione delle parti frantumate e precedentemente sconvolte dal dolore. Le molteplici energie investite nella relazione con la persona o nella situazione non più presente, nel momento in cui avviene il “saluto” e il distacco, possono essere di nuovo investite verso nuove relazioni o nuove esplorazioni. In questa fase può accadere che ci si possa sentire in colpa per la distanza che si sta creando dal dolore per la perdita subita o per sensazioni di tradimento della memoria e di scarsa lealtà. In questi momenti si possono avere ricadute a fasi precedenti del lutto.

Un capitolo a parte va dedicato alla rabbia e al senso di ingiustizia che si presentano nel lutto. Quando questi sentimenti possono avere dignità di esistenza, come reazione al dolore di una perdita e soprattutto quando questi possono essere comunicati agli altri e accolti ed accettati, spesso sfumano nel tempo dopo aver svolto la loro funzione.

Quando la rabbia non trova questa risoluzione, ciò che avviene è che inconsapevolmente si può spostare su se stessi, nel qual caso i sentimenti e i comportamenti che manifestiamo sono di profonda svalutazione, ci sentiamo in colpa per non aver fatto abbastanza e la nostra autostima è messa a dura prova. In queste situazioni sono poi frequenti dei sintomi ansiosi e psicosomatici.

Quando invece la rabbia viene direzionata sugli altri, quello che avviene spesso è che troviamo dei “colpevoli” di quanto avvenuto per cui pensiamo ad una responsabilità da parte, per esempio, dei medici che hanno avuto in cura la persona che poi è morta.

Un altro bersaglio della rabbia può essere poi la propria fede. Si prova un profondo senso di disillusione verso quanto fino a quel momento creduto e la propria scala dei valori subisce un radicale mutamento. Questo aggiunge un ulteriore senso di perdita al lutto già in corso.

La manifestazione della rabbia si direziona anche verso i propri familiari, che possono essere ritenuti colpevoli di non essere abbastanza sensibili da comprendere quanto sta avvenendo alla persona in lutto o vengono visti come responsabili di comportamenti e atteggiamenti colpevoli o omissivi nei confronti della persona estinta o della situazione di vita che si è persa.

Da un punto di vista delle relazioni familiari va tenuto presente che il verificarsi di un lutto può strutturare e rivoluzionare l’intero assetto familiare e le relazioni tra i suoi membri. Questo nuovo assetto può essere più o meno funzionale alla risoluzione del lutto e quando non lo è determina una serie notevole di sofferenze psicologiche. Quello che avviene è che all’interno della famiglia può essere presente un tacito accordo per cui non si può mai fare riferimento ad un evento luttuoso in nessuna situazione o in presenza di alcuni membri della famiglia. Questo irrigidisce notevolmente le possibilità della famiglia e delle singole persone di proseguire nel loro cammino evolutivo e nella loro ripresa di una vita normale.

Un’altra manifestazione è quella in cui il verificarsi di una perdita particolarmente dolorosa congeli il tempo della famiglia e le singole persone che ne fanno parte debbono poi svolgere compiti e funzioni sempre uguali a se stesse, con lo scopo di consolare e proteggere il familiare che secondo tutti è stato quello più danneggiato dalla perdita. Anche in questo caso viene bloccata la possibilità di una ripresa della vita familiare.

Affrontare un lutto è quindi un’esperienza molto complessa ed importante per lo sviluppo individuale e familiare futuro. Avere difficoltà nel farlo è comprensibile e possibile ed in questi casi è di grande aiuto un sostegno psicoterapeutico.

Fonte: http://www.psiconauti.it