La depressione può colpire chiunque

La depressioneLa depressione viene definita come la più umanamente comprensibile di tutte le malattie in quanto tutti possono aver sofferto durante la propria vita di episodi più o meno profondi di tristezza; non è impossibile quindi immedesimarsi in questo stato. Il 15-20 per cento delle persone tuttavia sviluppa, nel corso della propria esistenza una depressione tale da richiedere un intervento terapeutico.

La depressione costituisce dunque, dopo le sindromi ansiose, il disturbo psichico più diffuso al mondo ed è bene non sottovalutarlo nè dimenticarlo. L’incidenza della depressione è doppia nelle donne rispetto agli uomini.  Nei bambini sono stati descritti casi di depressione a partire dai 3 anni di età.

La depressione è spesso preceduta da una situazione di stress particolare o da un periodo di prolungato sovraffaticamento, ma può anche colpire come un fulmine a ciel sereno.

Sovente i depressi non vengono presi sul serio (“devono reagire…”) e l’opinione pubblica è complessivamente poco informata su questa malattia . Compito di questa iniziativa e incominciare a farlo.

Nelle persone depresse il rischio di suicidio è 20 volte superiore a quello della media della popolazione.

La depressione non è la conseguenza di un fallimento personale, bensì una malattia come l’influenza, l’ipertensione o il diabete. Essa è bene ripeterlo, può colpire chiunque, indipendentemente dall’età,  dalla professione e dalla condizione sociale.

La depressione non è un male immaginario; si tratta invece di una malattia reale e diffusa che può avere talora conseguenze fatali, ma che oggi può essere curata con successo.

I sintomi della depressione:

Si parla di depressione quando i primi tre ed almeno un altro dei seguenti sintomi perdurano simultaneamente per almeno 14 giorni:

senso di abbattimento, ansia, preoccupazione, disperazione, perdita di interesse e di piacere a svolgere attività che in passato apparivano gradevoli (compresi gli hobbies e il sesso) e che ora risultano faticose e insopportabili, sensazione di non avere più forze nè energie, spesso più marcata di mattina con un miglioramento verso sera;

  • lentezza nel pensare e nell’agire o forte nervosismo interiore;
  • continuo rimuginare sui propri errori , le proprie colpe o la propria incapacità;
  • perdita dell’appetito e calo del peso corporeo oppure (molto raramente) forte aumento dell’appetito e                  incremento del peso;
  • disturbi del sonno, difficoltà ad addormentarsi, sonno interrotto o risveglio precoce;
  • difficoltà di concentrazione e incapacità di prendere decisioni;
  • sensi di inferiorità, perdita dell’autostima;
  • pensiero di morte, stanchezza di vivere, tendenze suicidarie.

Altri possibili sintomi sono:

  • mal di testa, dolori alla schiena, formicolio, dolori o insensibilità in altre parti del corpo;
  • visione doppia, vista annebbiata, perdita di capelli;
  • senso di oppressione sul petto, respiro faticoso;
  • secchezza delle fauci, sensazione di nodo alla gola, difficoltà di digestione, nausea.

A causa di questi sintomi fisici la depressione può essere scambiata per uno stato di malessere organico.

La depressione è un disturbo della condizione emotiva e dell’energia interiore e può essere scambiata per uno stato di malessere fisico che porta alla perdita dello slancio vitale.

La depressione ha molti volti

L’abbassamento d’umore non è necessariamente la manifestazione più vistosa: in alcuni casi può prevalere la mancanza di energia, in altri un doloroso senso di inquietudine interiore.

Alcune persone tendono a sviluppare una condizione depressiva in autunno e in primavera, altre invece durante l’inverno, altre sviluppano prevalentemente sintomi somatici.

Si possono distinguere, grosso modo, quattro tipologie di depressione, che richiedono terapie in parte differenziate.

L’episodio depressivo: può essere causato da problemi esistenziali quali perdita di una persona amata, conflitti con il partner, mobbing o forte stress sul posto di  lavoro. Anche la necessità di conciliare una molteplicità di incombenze diverse, piuttosto frequente nelle donne divise tre lavoro e famiglia, può provocare le cosiddette depressioni da esaurimento, note anche come “burnout”.

Gli episodi depressivi possono però insorgere anche in assenza di eventi scatenanti, talora dopo un periodo di latenza , talora invece come un fulmine a ciel sereno; se non trattati durano in genere per un periodo di sei – nove mesi, al quale segue una guarigione completa. Il 50 percento degli interessati non si ammalerà mai più di depressione. Nella metà dei casi si possono invece verificare nuovi episodi depressivi in fasi successive della vita: si parla allora di depressione ricorrente.

Il disturbo affettivo bipolare: alcune persone soffrono ripetutamente nel corso della propria vita di episodi depressivi alternati a cosiddetti episodi maniacali.

L’episodio maniacale è l’esatto contrario di quello depressivo: la persona è iperattiva, estremamente vitale, con stati di innaturale gaiezza o irritabilità, non ha  quasi bisogno di dormire e trasgredisce con facilità le regole sociali. Spesso sviluppa convinzioni deliranti  come quella di essere un leader religioso, un miliardario, un grande uomo d’affari, un importante politico o uno straordinario amatore. Benchè il suo comportamento  eccessivo arrechi grande sofferenza ai familiari, la persona affetta da questo disturbo si sente perfettamente sana e rifiuta perciò qualsiasi trattamento.

Anche gli episodi maniacali tendono a scomparire, in genere dopo qualche settimana o mese. Mania e depressione sono disturbi della condizione emotiva e affettiva. Poichè i due ” poli “(ossia le oscillazioni innaturali dell’umore in senso eccessivamente negativo o eccessivamente positivo) si manifestano in tempi diversi, questo disturbo, un tempo noto  come malattia maniaco-depressiva viene oggi chiamato “disturbo affettivo bipolare”.

Il disturbo ciclotinico: è una alterazione dell’umore cronica, fluttuante, con numerosi periodi caratterizzati da sintomi ipomaniacali e altrettanti con sintomi depressivi, senza che i primi siano sufficienti per numero, gravità, pervasività o durata a soddisfare i criteri di un episodio maniacale. Parimenti i sintomi depressivi sono insufficienti per numero, gravità o durata per realizzare una depressione maggiore. Sebbene alcune persone si comportino particolarmente bene anche durante alcuni periodi di ipomania, generalmente non possono mancare  un significativo disagio associato a compromissione del  funzionamento sociale, lavorativo, oltre ad altri aspetti importanti della persona come conseguenza dell’alterazione dell’umore.

La compromissione può  svilupparsi come risultato di periodi prolungati di variazione dell’umore cicliche, spesso imprevedibili  tanto da far considerare la persona che ne è affetta come temperamentale lunatica, insopportabile o incoerente. Il più delle volte tale disturbo esordisce precocemente  nella vita, equamente distribuito tra uomini e donne. A livello clinico è più facile che siano le donne piuttosto che gli uomini a richiedere un trattamento.

La distimia: è uno stato di leggera depressione che si presenta quasi quotidianamente  per     buona parte della giornata e si protrae per un periodo di almeno due anni. Rispetto all’episodio depressivo, la distimia presenta sintomi decisamente più lievi,ma  molto più persistenti. I soggetti che ne sono colpiti avvertano per anni o addirittura decenni un senso perenne di stanchezza, con stati di umore cupo e lamentoso. Essi sviluppano svariati timori ed ansie, non riescono ad apprezzare nulla, sono facilmente affaticati , distratti e irritati. Hanno difficoltà a prendere decisioni, si considerano noiosi o inferiori, lamentano disturbi del sonno e dell’appetito associati a stati di malessere fisico di origine indefinita (per es. vertigini, spossatezza, dolori). Di norma i distimici riescono a gestire, seppur con grande difficoltà il lavoro e la vita quotidiana. Molti di loro vedono però solo la propria sofferenza e credono che questa faccia parte della loro personalità. Convincendosi di non poterci fare nulla. Anche i familiari li descrivono come brontoloni ed eterni pessimisti, senza sapere che sono malati e che possono essere curati.

Ancora oggi la depressione viene raramente riconosciuta come malattia mentale e curata come tale.

La depressione ha molte cause

Diversi fattori possono concorrere all’insorgenza di una depressione. Fra questi possono figurare tanto l’ereditarietà, quanto la presenza di malattie organiche, lo stress sociale e la sofferenza psichica.

La depressione può essere dovuta a dolori prolungati, a gravi malattie fisiche come il cancro, a patologie cerebrali come il morbo di Parkinson , l’ictus o la demenza, ma anche a ipotiroidismo o carenza di ferro. Essa può essere innescata , altresì, da alterazioni ormonali quali quelle che si registrano durante la gravidanza , l’allattamento o la menopausa. Nel meccanismo di insorgenza della depressione svolgono un ruolo particolarmente importante le esperienze e le emozioni vissute nel corso della vita. Soprattutto nella prima infanzia si possono impostare schemi comportamentali ed emotivi che si riproporranno poi per tutto l’arco dell’esistenza  (per es. insicurezza ,senso di impotenza).

L’alcoolismo, la prostituzione o la prolungata assenza di un genitore, ma anche la miseria e l’abbandono la vita da orfano, l’educazione in un istituto, l’esperienza della violenza sessuale o fisica, un educazione troppo rigida o troppo permissiva possono costituire fin dall’età infantile un terreno fertile per il futuro sviluppo di stati depressivi. La probabilità di insorgenza della depressione aumenta anche a seguito di sofferenze psichiche e gravi avversità patite in anni successivi: oltre che per le vittime di torture o catastrofi naturali, questo vale in modo particolare per chi ha subito la perdita di una persona cara in seguito a separazione, divorzio o decesso, per chi vive forti conflitti nella coppia , nella famiglia, nel vicinato o nella professione, o per chi è gravato da particolari carichi sociali (per es. persone costrette ad assistere familiari disabili, non autosufficienti o affetti da patologie croniche, oppure donne divise tra impegni familiari e di lavoro).

La depressione è curabile

Vi sono esperienze che possono proteggere dalla depressione. Una vita di coppia soddisfacente, una famiglia solida e serena, una cerchia di buoni amici, una rete di vicini pronti ad aiutarsi reciprocamente, una formazione di buon livello, il riconoscimento sociale, una vita ricca di scopi e progetti, di fede e spiritualità e di crisi superate con successo, sono tutti importanti fattori che aiutano a prevenire la depressione.

A chi rivolgersi?

Il medico di famiglia va consultato se si sospetta di soffrire di depressione; meglio rivolgersi al medico una volta di troppo che rischiare di trascurare la malattia.

Lo psichiatra interviene quando il medico di base non è in grado di risolvere il dubbio diagnostico. In caso di depressione grave o rischio di suicidio è necessario rivolgersi direttamente ad uno psichiatra.

Lo psicoterapeuta (psicologo o psichiatra) è l’interlocutore più adatto in caso di depressioni di lievi o media entità correlate a problemi esistenziali o relazionali.

I gruppi di auto-aiuto offrono sostegno e condivisione della sofferenza aiutando a sopportarla meglio.

Non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto, ma il primo passo può richiedere un certo sforzo e molto coraggio: familiari ed amici possono offrire un importante sostegno in questa fase.

Cosa può fare la persona depressa per migliorare la propria situazione?

Le dodici raccomandazioni che seguono riflettono le indicazioni più frequentemente espresse dai pazienti nei gruppi di auto-aiuto o nel colloquio terapeutico. Non tutti questi suggerimenti potranno essere applicabili o utili in ogni situazione, ma i pazienti stessi confermano che si sentono meglio se possono contribuire attivamente alla propria guarigione.

Avere pazienza con se stessi. Spesso la depressione perdura per diversi mesi. E’ perciò utile che i pazienti imparino ad accettare l’attesa.

Darsi obiettivi modesti. E’ importante “ingannare” il proprio ambizioso perfezionismo cercando di impegnare con parsimonia le poche energie di cui si dispone.

Fare ciò in cui si riesce con facilità. In questo modo è possibile conseguire qualche piccolo, anche minimo successo.

Stendere un elenco di attività piacevoli. Questo aiuta la persona depressa a ricordare ciò che le da (ancora o nuovamente) gioia, accorgendosi anche degli aspetti positivi della vita.

Programmare accuratamente ogni giornata. Si riesce così a combattere la desolazione e la noia dando un senso anche alle piccole cose.

Riconoscere e descrivere i piccoli successi. Il momento migliore per farlo è la sera, raccontando la giornata in un diario  o parlandone con familiari o amici. Anche le persone vicine al depresso gioiscono nel vederlo riscoprire progressivamente le proprie capacità.

Cercare il movimento, l’aria, la luce  e il sole. Anche quando costa fatica, è preferibile farlo in compagnia.

Curare i contatti umani. Gli altri capiscono che la persona depressa non è spiritosa e pronta come prima e lo accettano ugualmente senza difficoltà. I contatti possono essere anche brevi e non c’è nulla di male se non riescono alla perfezione.

Dissociarsi dai pensieri depressivi. Dire a se stessi “Questo non sono io, queste idee sono dovute alla mia depressione” spesso aiuta ad allontanare almeno in parte  la percezione negativa del sè.

Nutrirsi in modo sano. Il triptofano è un precursore della serotonina, un neurotrasmettitore attivante noto anche come “ormone della felicità”. Ne sono particolarmente ricchi i latticini, le banane, il pesce e le uova. Il suo assorbimento nell’intestino è facilitato dall’associazione a carboidrati  come quelli contenuti in pasta , riso o patate.

Parlare apertamente con la famiglia. In questo modo è possibile prevenire l’isolamento totale e organizzare meglio l’assistenza. Può inoltre accadere che altri membri della famiglia siano già passati attraverso esperienze analoghe senza che nessuno lo abbia saputo.

Chiedere aiuto a psichiatri e psicologi. Gli specialisti del mondo della psiche non sono assolutamente i pazzoidi che alcuni (per paura o avversione) descrivono. Sono persone come tutti noi.

Cosa possono fare i familiari?

Anche il seguente elenco si basa sui colloqui condotti con i familiari e non ha alcuna pretesa di completezza. Esso potrebbe però contenere qualche spunto che può valere la pena di approfondire.

Informarsi, vedere la depressione come malattia.

Spesso i depressi non hanno più la forza di informarsi. Se le loro famiglie ne riconoscono la malattia, viene legittimato anche il loro diritto ad essere sgravati e aiutati.

Immedesimarsi nella persona depressa. Questo facilita ai familiari il rapporto con il congiunto malato. Tutti hanno sperimentato almeno temporaneamente un senso di abbattimento e possono dunque immaginare cosa significhi essere depressi.

Prendere sul serio eventuali accenni al suicidio. I familiari dovrebbero in questo caso chiedere espressamente alla persona depressa se ha già preso la decisione di togliersi la vita, se ha già pensato al modo in cui farlo e se ha effettuato dei preparativi. Se la risposta a tutte queste domande è affermativa la persona depressa non deve più essere lasciata sola, si devono informare gli altri familiari e si deve cercare un aiuto professionale presso gli operatori del pronto intervento, il medico di turno o eventualmente la polizia per un ricovero ospedaliero cautelativo.

Sgravare è aiutare la persona depressa. Essendo malata essa ha il diritto di essere sgravata da incombenze e decisioni difficili. Essa può inoltre avere bisogno di aiuto e assistenza anche nell’espletamento delle attività quotidiane (vestirsi, fare la spesa, telefonare o cucinare).

Evitare i rimproveri. Le persone depresse tendono a muoversi molte accuse e vedono confermate le proprie convinzioni se i loro familiari le rimproverano di essere pigre o di non valere nulla. E’ pur vero che ci vuole molto autocontrollo per astenersi dai rimproveri, ma è importante riuscire a farlo.

Curare i contatti. Le persone affette da  depressione capiscono benissimo quando le si evita e viceversa si sentono meglio se gli altri le cercano. Questi contatti possono avvenire anche in forma molto semplice e breve, per non affaticare eccessivamente la persona malata. Anche il solo fatto di stare insieme senza parlare può essere utile.

Attivare cautamente la persona depressa. Il depresso deve essere stimolato senza esagerare. Nel dubbio è meglio un invito amichevole ripetuto più volte, magari accettando anche un rifiuto.

Correggere con prudenza le affermazioni negative. Per i familiari è molto più facile cogliere delle impressioni positive , e per le persone affette da depressione è benefico poter iniziare a metter in dubbio la propria cupa visione del mondo.

Accettare la propria frustrazione e il proprio scoraggiamento. Il rapporto con le persone depresse è difficile e faticoso. I familiari   possono comunque riuscire  a sopportarlo meglio.

Parlarne nella cerchia dei propri amici. I familiari hanno a loro volta bisogno di comprensione e di sfogo. Anche i gruppi di auto-aiuto possono costituire un contesto adatto.

Assicurarsi il necessario recupero. Anche i familiari sono sottoposti a forti pressioni che devono essere opportunamente distribuite in modo da assicurare a tutti le pause necessarie per rigenerarsi. La possibilità di staccare la spina, di procurarsi delle soddisfazioni, di avere contatti con altre persone e di potersi rilassare, li preserva dal rischio di cadere a loro volta in depressione.

Estratto di articolo

Fonte:  http://www.esaurimento.it/psichenews_14.htm