Come affrontare l’idea della morte?

La si affronta con dignità. Personalmente ritengo che la scorciatoia della religione classica o della droga per affrontare il mondo siano equivalenti: non dignitose. La dignità di vivere diventa invece un lasciapassare per un eventuale aldilà. Se Dio c’è, non può che apprezzare il fatto che io viva con dignità e non mi inventi falsi dei e riti tutto sommato pagani per ingraziarmeli. Parafrasando, il regno dei cieli è di chi ha la dignità di vivere con le sue forze, non di chi, credendo, pretende di avere diritto a un aldilà.

Cosa vuol dire dignità? Vuole dire amore e semplicità.
Amore – Come è detto nel tema sulla religione, affrontare il proprio destino da soli, senza creare Dio. Praticamente vuol dire vivere la vita amando.

Se ami, non hai tempo di pensare alla morte, la dimentichi.
Le persone più forti sanno che la morte c’è, che non è una cosa positiva, ma non hanno tempo di temerla perché non sanno quando arriverà, né di sprecare la loro vita nella disperazione: hanno qualcosa da amare e ciò spiega il fatto che sono in grado di dimenticare la morte (questo è importante!) perché sono interessati ad altro.
Il consiglio potrebbe sembrare una stupida scappatoia per chi è depresso di natura e non fa altro che pensare alla fine. Si pensi a chi festeggia l’anno nuovo: è felice e proiettato verso il futuro. A ben vedere si potrebbe obiettare che festeggiando l’anno nuovo, buttando via l’anno vecchio, si butta via un anno del proprio passato e quindi si festeggia un po’ della propria morte, ma queste considerazioni non si addicono a chi festeggia nuove speranze, nuove gioie: l’amore per la vita ha esorcizzato il tempo che passa.

Non so cosa ci sarà dopo, ma, se amo, mi impegno a vivere intensamente questa vita, poi si vedrà. Potrà sembrare superficiale, ma l’amore per le cose che si fanno deve essere così grande che perdere tempo a “sentirsi terribilmente soli di fronte al tema della morte” è un peccato, un peccato perché mentre si cade nell’angoscia, non si vede ciò che di bello si ha attorno e che si può vivere fino alla fine.
Semplicità – Nella società occidentale esiste un’insofferenza di base: l’aspettativa dell’immortalità. Nel momento in cui questa non è esaudita, ecco che scatta la ribellione alla morte che il più delle volte si manifesta in una violenta reazione di dolore. Pensiamo a chi, di fronte a un lutto, lo accetta con estremo dolore, ma senza grandi manifestazioni esteriori e a chi invece si dispera, strappandosi i vestiti e i capelli. Nel primo caso c’è dignità, nel secondo no.

Affrontare la morte con dignità significa vedere sempre il bicchiere dell’esistenza come mezzo pieno.
Chi invece pretende di essere immortale o comunque pretende una vita lunga e senza dolore, all’idea della fine vede comunque il bicchiere sempre mezzo vuoto.
Dignità vuol dire credere fermamente che “è già bello che abbia vissuto”, non “è terribile che debba morire”.
Se hai vissuto intensamente ogni attimo dei tuoi anni, pochi o tanti che siano, la morte non fa paura perché oggi è un buon giorno per morire…

Tratto da: http://www.albanesi.it

Bibliografia