Famiglia e diritti

Le nuove famiglie e dirittiLa famiglia è un luogo denso di norme, di conflitti sulle norme e tra soggetti che rivendicano la propria legittimità a definire quali rapporti la costituiscano, quale forma essi debbano assumere, quali doveri e diritti ne derivino. Verrebbe da dire che la famiglia è l’istituzione più intenzionalmente costruita, meno «naturale» che ci sia. Normare la famiglia non è solo il modo per regolare i rapporti privati tra gli individui, i sessi e le generazioni, definendo quali sono legittimi e socialmente rilevanti e quali no ed entro quali forme di dipendenza, interdipendenza, autorità. Costituisce anche la base per regolare molti altri rapporti sociali: dalla modalità di trasmissione dei patrimoni alle forme di accesso alle istituzioni di protezione sociale (pensione di reversibilità, assistenza sanitaria, ad esempio) fino all’accesso alla cittadinanza. Per questo vi è stato sempre e dovunque un forte interesse sociale e politico nella regolazione della famiglia. Ciò è particolarmente evidente nelle società più autoritarie, ove lo stesso controllo della sessualità e l’attività riproduttiva entro la famiglia sono oggetto di prescrizioni e divieti, in nome del superiore interesse dello stato. Ma è evidente anche in società più democratiche e liberali, ove l’accesso allo status di coppia, alla possibilità di sciogliere la coppia, allo status di figlio legittimo e così via sono oggetto di regolazione; perché da queste forme di riconoscimento o non riconoscimento derivano conseguenze sociali.

Ciò che cambia da una società all’altra sono i soggetti cui è riconosciuto il potere normativo e l’interesse da difendere: parentele, chiese, stato, etnie, i singoli individui. In particolare, nelle società occidentali democratiche i diritti degli individui e la loro capacità di definire le loro relazioni familiari hanno trovato crescente riconoscimento. Nella maggior parte dei Paesi occidentali il rispetto della volontà e della capacità degli individui di definire quali sono per loro le relazioni famigliari, per le quali si assumono pubblicamente responsabilità, oggi costituisce l’interesse prevalente, ancorché non esclusivo, nelle norme giuridiche che regolano la famiglia. Ciò non è, ovviamente, senza problemi, perché gli interessi in gioco possono essere in conflitto. Per questo le norme dovrebbero sempre prevedere tutele per chi nella relazione è più debole, in primis i figli minori. Ciò che non avveniva, e in Italia in parte ancora non avviene, ad esempio nel caso dei figli naturali. Ancor più nel caso di figli di coppie lesbiche, che nel nostro Paese sono di fatto condannati per legge ad essere privi di un genitore.

Le norme che regolano la famiglia e i rapporti di sesso e di generazione continuano a rimanere molto diverse anche solo all’interno dell’Unione Europea su punti cruciali: le obbligazioni tra parenti, il riconoscimento delle coppie di fatto etero ed omosessuali, le norme sull’adozione e quelle sullo scioglimento del matrimonio, la regolazione della fecondazione assistita. Per questo i diritti famigliari sono tra i meno «portabili» entro l’Unione Europea. Un Pacs fatto in Francia, l’adozione di un bambino da parte di una persona non sposata fatta in Romania, sono carta straccia in Italia. E quando una coppia con nazionalità diverse si separa, l’affidamento dei figli può divenire una questione intricata di rapporti internazionali.

Non è comunque casuale che i paesi che lasciano più spazio alla diversità dei modi in cui gli individui «fanno famiglia» sono quelli in cui è più leggero il ruolo dell’appartenenza famigliare come mediatrice di una serie di diritti sociali e i diritti individuali sono più consolidati. In un Paese come il nostro, in cui alla famiglia è affidato un ruolo pesante di mediatrice di diritti e di fornitrice di risorse, allargare i confini giuridici di che cosa è famiglia può avere effetti ben al di là dei rapporti interpersonali, fino ad incidere sul bilancio pubblico (si pensi alle pensioni di reversibilità). Ma ciò che è in gioco non è né la natura né la moralità, piuttosto la regolazione della divisione delle responsabilità tra diverse istituzioni sociali.

Fonte: http://www.lastampa.it/