Disturbi del comportamento alimentare

Il recente studio scientifico condotto negli Stati Uniti d’America ha dimostrato attraverso le sperimentazioni effettuate che il sovrappeso influisce sul volume del nostro cervello, con conseguente modificazione del regolare funzionamento di alcune aree che gestiscono il comportamento alimentare .

I ricercatori della New Hork University , Facoltà di Medicina –USA- hanno stabilito che il problema dell’obesità oltre a determinare un acclarato rischio del diabete di tipo 2, che implicitamente altera le funzioni cognitive, va anche ad accrescere un alterazione del funzionamento che porterebbe indurre fortemente al senso di fame e quindi di introdurre nell’organismo sempre più cibo nel tempo.

La ricerca condotta dal dott. Antony Covit e dal suo gruppo di lavoro ha preso a campione 63 persone per sperimentare l’influenza del sovrappeso sul sistema cerebrale, e dopo aver utilizzato la tecnica della scansione sul cervello di 44 persone con obesità conclamata e poi attraverso la risonanza magnetica funzionale hanno effettuato una comparazione dei dati ottenuti con le 19 persone di peso regolare “magri” con la stessa eta’ e caratteristiche culturali. La ricerca ha portato a dimostrare che le persone obese hanno nell’amigdala molta più acqua e la corteccia orbito-frontale si presenta di dimensioni inferiori ,inoltre i neuroni presenti in questa area si presentano “anchilosati”.

Ne scaturisce da questa ricerca che le persone con soprappeso determinano in modo negativo le dimensioni e la regolare funzionalità del nostro cervello, condizionando il loro comportamento alimentare dell’amigdala e della corteccia orbito-frontale.

Lo scienziato Convit da questa ricerca afferma che proprio all’alterazione della struttura cerebrale dovuta all’infiammazione indotta nell’organismo dal peso di troppo, di conseguenza vanno a produrre i disturbi alimentari con la ridotta funzionalità cognitiva. Questo studio scientifico va a dimostrare che l’infiammazione connessa al grasso diminuisce l’integrità di qualche struttura cerebrale immischiata nei meccanismi di appagamento della sazietà, ne scaturisce che l’aumento di peso provoca forti mutamenti dei neuroni che danno luogo al desiderio di mangiare molto di più.

Il team di ricerca della New Hork University accredita che la teoria dell’obesità secondo la quale il riconoscimento nel cervello delle persone con sovrappeso diviene meno percepibile quando ci sono chili in aumento.

Questa ricerca inserita nella The Journal of Neuroscience – ottobre 2010, ha anche stabilito che lo stile di vita delle persone affette da obesità può paragonarsi a persone tossicodipendenti , in quanto queste persone per ottenere godimento nel somministrare queste sostanze , nel tempo hanno poi la necessita’ di assumerne sempre in quantità maggiore.

Lo studio scientifico dimostra inoltre che dai recettori originari del piacere e con persone obese sono debilitati, da innescare quindi una vera e propria reazione a catena, quanto più si esagera nella quantità di mangiare e quanto più diventa fragile l’input dei recettori che danno luogo al piacere, tanto più si manifesta il desiderio di voler mangiare.

Nella fase conclusiva della ricerca, lo scienziato Eric Stice coordinatore del team , dice che il cibo introdotto nel nostro organismo produce dopamine che sono quegli ormoni che danno luogo al senso del piacere,quindi dallo studio viene fuori che le persone affette da obesità rispetto alle persone cosiddette magre posseggono un numero inferiore di recettori D2 (dopamine), ne consegue che gli obesi pur di bilanciare insufficienza propendono ad abusare a pranzo o a cena.

Si può concludere questa ricerca dicendo che se si cambiasse in avanti la soglia fame questa definirebbe che il problema dell’obesità è definito disagio incurabile.

di Francesco Perrotta

Fonte: http://www.psicolab.net

Bibliografia