Ma cosa mangiamo?

Latte, la bevanda più pura e salutare? Secondo un recentissimo test, non sarebbe esattamente così. Al suo interno ci sarebbero dosi di antidolorifici, antibiotici e altri medicinali che vengono direttamente dagli animali che l’hanno prodotto.

Un bel bicchiere di latte. Quante volte specie nei film americani abbiamo visto i protagonisti farne abbondante uso, anche a tavola, tra una pietanza e un’altra. Il latte, la sostanza che permette la sopravvivenza e la crescita dei neonati così come dei cuccioli degli animali mammiferi, è da sempre considerata la bevanda più sana e genuina della Terra.

A seconda della specie animale il latte ha componenti differenti, ma l’acqua rimane quello principale insieme ai grassi, soprattutto saturi, che sono anche la primaria fonte energetica della bevanda. Vitamine e proteine poi compongono il prodotto finale. Tutto tranquillo allora? Non esattamente. Anche prima del nuovissimo studio che presentiamo in questo articolo, si sapeva molto bene che il latte proprio per la sua composizione è un veicolo ideale per la crescita di microrganismi ed essendo un prodotto di origine animale in esso si trovano spesso agenti infettivi che si propagano all’uomo e danno vita a malattie come brucellosi, listeriosi e tubercolosi. Ma il nuovo studio mostra che l’uomo, come sempre, ci mette del suo e aggiunge pericolosità a pericolosità.

Un gruppo di studiosi composto da spagnoli e marocchini ha esaminato del latte di produzione sia spagnola che marocchina. Il risultato è sconcertante. In un bicchiere di latte prodotto da mucche e capre sarebbero contenute almeno venti sostanze chimiche provenienti dall’animale che ha prodotto il liquido, ma inseriti nell’animale stesso dall’uomo. Si tratta di elementi come anti dolorifici, antibiotici, prodotti per la crescita degli ormoni, anti infiammatori, steroidi. Insomma, un cocktail chimico da paura. Fortunatamente il livello complessivo di queste sostanze contenute in un bicchiere di latte è talmente minimo che non reca danno all’uomo. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry.

Nel dettaglio, nel latte esaminato è stato trovato acido niflumico (un antinfiammatorio non steroide); acido mefenamico, utilizzato in patologie come artrite reumatoide; il ketoprofene, un altro antinfiammatorio non steroide; il triclosa, un antibatterico; l’Ethinyl estradiol, usato per i sintomi di  menopausa, un ormone steroide; la pyrimethamine, un prodotto contro la malaria e altri ancora. Abbastanza per far passare la voglia di bere il latte? Come dicevamo prima, gli studiosi affermano che il contenuto di ciascuna sostanza è talmente minimo da non poter creare danni all’organismo umano. Lo scopo del loro studio, spiegano, è quello di introdurre una nuova tecnica che permetta di identificare in ogni tipo di cibo – prima che venga immesso nella catena alimentare – le reali sostanze che esso contiene.

Il recente caso del batterio killer può essere un buon precedente per favorire questo tipo di esami. Secondo alcuni studi infatti i pesticidi e altri prodotti chimici usati in agricoltura con il tempo e l’uso prolungato non sono più in grado di uccidere i batteri che si volevano colpire. Essi , i batteri, invece si rafforzano e diventano indistruttibili. Potrebbe essere questa una delle ipotesi dietro la presenza dell’ormai famoso batterio killer. Oggigiorno, come affermano gli stessi studiosi, infatti, il livello di sostanze chimiche immesse nella catena alimentare è tale che ricercatori americani hanno recentemente trovato tracce di Prozac in diversi pesci. Non solo: sono state trovate tracce di ormoni provenienti dalla pillola contraccettiva che hanno colpito diversi pesci rendendoli effeminati al punto tale che alcuni pesci di sesso maschile hanno cominciato a produrre uova.

A tutti, poi sarà capitato di cucinare una bella bistecca in padella e nel procedere della cottura vederla restringersi sempre di più, sfumando in acqua.  Oltre alla beffa di mangiare circa la metà del prodotto che avevamo originariamente comprato, c’è il motivo per cui questo succede. Si tratta di carne proveniente da animali “gonfiati” con ormoni della crescita, per farli crescere più in fretta, per renderli più (apparentemente) ricchi di carni. Mangiando quella carne, noi assorbiamo anche gli ormoni dati alla bestia, esattamente come con il latte beviamo gli ormoni e le altre sostanze date sempre allo stesso animale. Però, se è vero che quanto assorbito con il latte è minimo, con le carni ci sono conseguenze documentabili.

I bambini nutriti con carni agli ormoni crescono più in fretta del dovuto, le bambine possono avere mestruazioni  anticipate, può succedere che i testicoli dei maschietti non si sviluppino in modo corretto e che  gli spermatozoi non siano del tutto sani. Mentre i casi di tumori alla prostata, per gli uomini adulti, sono sempre più numerosi. L’uso di antibiotici, poi, di cui si è parlato prima com una delle sostanze trovate nel latte. Perché agli animali vengono somministrati antibiotici? Perché spesso le condizioni in cui vengono allevati, nei moderni allevamenti di massa, sono tali che le bestie se non vengono curate con dosi massicce di antibiotici si ammalerebbero. Esiste per fortuna tutta una documentazione legislativa nazionale e internazionale che fissa a dei parametri precisi l’uso di questi prodotti chimici in dosi che non dovrebbero causare danni all’essere umano.

Fonte: http://www.ilsussidiario.net

Bibliografia