Gesti; espressioni facciali; movimenti delle gambe, del tronco, del bacino, della testa e degli occhi rivelano emozioni e regolano l’interazione verbale ,
La cinesica riguarda i movimenti prodotti da una parte del corpo: gli esempi di cinesica più noti sono i “gesti”, ma appartegono a questa classe anche i movimenti del collo, del tronco, del naso (es. un arricciamento), della bocca, dei piedi (ad esempio, pestarsi i piedi, artigliare le dita, sollevare i talloni, ecc)., delle dita o delle gambe, degli occhi.
Buona parte dei movimenti cinesici sono involontari e legati all’emozione che si prova al momento; altri accompagnano il discorso, lo sostituiscono, lo completano: come disegnare nell’aria una siluette di una donna formosa o, nel puntualizzare qualcosa, fare un gesto simile all’Ok, muovendo la mano in verticale.
Alcunii comportamenti cinesici hanno la funzione di regolare il flusso della conversazione; indicano al locutore di ampliare quanto dice, di cambiare discorso, di ripetere, di affrettarsi, di passare la parola, ecc.
Ad esempio, l’interlocutore può annuire e in questo modo da dimostrazione al parlante di essere seguito, se però fa lo stesso gesto velocemente e ripeturamente é come se gli dicesse ” muoviti che voglio prendere il mio turno di conversazione “; spesso in questo caso, per limare l’effetto della sollecitazione ad affrettarsi, l’ascoltatore fa spesso contemporeamente un sorriso.
La richiesta di prendere il turno di conversazione può essere indicata anche da altri comportamenti: prendere fiato, guardare in modo prolungato il locutore, schiudere le labbra e produrre suoni vocali, spostare il busto in avanti, sollevare un dito, ecc.
C’é una stretta relazione tra certi comportamenti cinesici e il modo di parlareo; inoltre, questi segnali, detti regolatori, sono accompagnati da espressioni vocali, detti tratti prosodici, che riproducono il messaggio prodotto con il gesto: ad es. se si alza il tono, le palpebre, la mano o la testa si sollevano. I movimenti di conclusione e le variazioni tonali di conclusione si modificano nello stesso senso: così:
– Chi parla abbassa il tono e un segmento del corpo al termine di una domanda.
– Il locutore aumenta il tono e solleva una parte del corpo al termine di una domanda.
– Nel pronunciare una sequenza di frasi, il parlante tiene in tensione una parte del corpo (ad es. il tronco) e tono ad uno stesso livello finché non ha concluso la prima frase del discorso.
Una sequenza coordinata di frasi (detti tecnicamente “enunciati”) costituisce per lo psicologo Albert Scheflen un Punto Linguistico.
nel realizzare un Punto, la testa, gli occhi vengono mantenuti in una data posizione fino a che l’espressione verbale non é completata; il volto é diretto verso l’ascoltatore e la voce é proiettata verso quest’ultimo.
In questo modo, la comunicazione che definisce la durata del punto, serve anche a selezionare l’ascoltatore; se esistono più ascoltatori la testa non é tenuta rigida, ma oscilla lateralmente come una specie di faro.
Quando chi parola ha terminato l’unità, abbassa la testa o gli occhi o le mani o può giungerle in grembo.
Le unità puntuali sono raccolte in insiemi più ampi: chiamati Posizioni; una posizone é un’unità comunicativa che contempla più attività simultanee: ad esempio, chi parla orienta il corpo intero verso l’ascoltatoree, mentre fa questo può contrassegnare le unità puntuali con movimenti di mani, occhi e testa; nello stesso tempo può orientare le gambe in modo da includere nell’interazione una terza persona.
La Posizione é mantenuta finché il discorso non viene completato: se chi parla viene interrotto mentre intende dire qualcosa iin genere manterra inalterata la posizione del suo corpoindicando così l’intenzione di riprendere il discorso.
Gli atteggiamenti descritti possono anticipare l’intenzione di parlare.
La direzione dello sguardo é modificata in relazione alla struttura della conversazione: ad esempio:
– Si alza lo sguardo brevemente nelle pause grammaticali.
– Al completamento delle espressioni si da un’occhiata prolungata
– come già detto, si possono abbassare gli occhi al completamento di una frase.
Mentre il terzo comportamento é un puro gesto di regolazione, i primi due servono a chi parla anche per accertarsi che l’ascoltatore lo segua.
Questi comportamenti non sono intenzionali e, pur se appresi, in una conversazione se ne può percepire l’assenza, ma generalmente non si prende atto della loro presenza.
Tornando ad un discorso più generale, definiamo quali sono le categorie in cui sono suddivisi i segnali cinesici.
Per farlo ci affidiamo alla classificazione messa a punto da due dei più eminenti studiosi sul comportamento cinesico, Paul Ekman e Erik Friesen.
Questi ricercatori propongono cinque categorie:
1) Emblemi;
2) Illustratori;
3) Affect-display (dimostratori di emozioni);
4) Regolatori;
5) Adattatori (auto/etero/oggetto-adattatori).
Analizziamo quindi in dettaglio ogni catoria.
La prima, quella degli Emblemi definisce atti non verbali che hanno una traduzione verbale immediata, conosciuta e condivisa dai membri di un gruppo, di una classe, di una cultura: hanno un significato concordato.
Solitamente la loro funzione è quella di ripetere, sostituire, il discorso che accompagnano.. Gli emblemi possono prendere il posto delle parole qualora non si riesca a parlare a causa del rumore, dalla distanza, da condizioni organiche (mutismo) o dalle convenzioni (ad es. nel gioco dei “mimi”).
Gli emblemi sono prodotti consapevolmente e costituiscono uno sforzo intenzionale e deliberato di comunicare.
Questi gesti sono appresi nell’ambito di una data cultura; a questa classe appartengono il gesto di fare le corna, il battere la tempia per indicare che qualcuno é “tocco”, il ruotare l’indice nella guancia per esprimere l’idea di un cibo particolarmente gustoso e così via.
Dal momento che si tratta di gesti appresi in un dato ambito culturale, bisogna fare molta attenzione quando si usa un gesto codificato in un paese diverso dal proprio: ad esempio, il gesto pressoché universale dell’ok potrebbe suscitare e ire del suo destinatario: infatti, in quella cultura significa “sei omosessuale!”
I Gesti Illustratori sono direttamente collegati al discorso e servono ad illustrare ciò che viene detto: solitamente vengono prodotti in contemporaneità con il discorso:
Possiamo distinguere sei tipi di illustratori:
– bacchette: si tratta di movimenti che battono il tempo, accentuando e enfatizzando particolari parole o frasi;
– movimenti ideografici: sono segnali che indicano la direzione del pensiero (ad esempio, muovere la mano davanti alla fronte per esprimere l’idea di esse storditi)
– movimenti deiettici: indicano qualcosa o qualcuno che si trova davanti o attorno a noi;un gesto deittico é puntare con l’indice qualcosa su cui vogliamo richiamare l’attenzione o che é oggetto del nostro discorso
– movimenti spaziali: descrivono una relazione spaziale;così nel descrivere la dinamica di un incidente potremmo far sbattere davanti a noi la punta delle dita tenute unite per rappresentare la collisone delle automobili.
– movimenti cinetografici: sono movimenti che illustrano un’azione del corpo;ad esempio, per esprimere l’idea di avere respinto qualcuno possiamo rappresentalo portando effettivamente le mani davanti a noi e facendo come se se stessimo spingendo.
– movimenti pittografici: delineano una silhouette di ciò a cui ci si sta riferendo (ad esempio, quando si traccia una linea curva che va dalla base dello sterno al bacino per indicare una persona sovrappeso).
Gli illustratori sono prodotti in modo consapevole e intenzionale e sono solitamente informativi, nel senso che forniscono un significato decodificato condiviso e collegato all’espressione verbale.
Gli affect-display (o dimostratori di emozioni) sono movimenti dei muscoli facciali e corporei in associazione alle emozioni primarie (Sopresa, Paura, Collera, Disgusto, Tristezza e Felicità, .
Numerose ricerche hanno comunque che le espressioni del viso comunicano in modo efficace ciò che la persona prova in quel momento; mentre i movimenti del corpo fanno capire quant’è l’intensità dell’emozione. E’ possibile, e anche semplice, controllare consapevolmente l’espressione facciale: non sempre, quindi, è una fonte attendibile di informazioni sullo stato emotivo; è molto più difficile, invece, controllare gli affect-display corporei.
Gli affect-display possono essere collegati al comportamento verbale ripetendo, qualificando o contraddicendo un’emozione espressa verbalmente.
I Regolatori sono azioni che mantengono e regolano l’alternarsi dei turni di conversazione (cioè dei momenti in cui si prende o si passa la parola) nella conversazione.
I regolatori Sono eseguiti in maniera inconsapevole e abituale, secondo delle regole apprese anch’esse in modo inconscio.
Gli Adattatori sono l’ultima categoria proposta da Ekman e Friesen. Gli autori ipotizzano che tali movimenti siano stati appresi originariamente come sforzo di adattamento per soddisfare bisogni psichici o fisici o per esprimere emozioni atte a mantenere o sviluppare contatti personali.
Nell’adulto questi comportamenti sono messi in atto in forma stilizzata e parziale.
. C’è Alcuni adattatori sono appresi con l’esperienza persona: per questo motivo i significati collegati sono idiosincratici, cioè estremamente personali. l’esecuzione degli adattatori; questi stimoli sono riconducibili ai motivi, alle circostanze, Gli adattatori sono inconsci, legati all’abitudine e privi di intenzioni comunicative.
Si possono distinguere tre sottocategorie: gli “autoadattatori“, gli “eteroadattatori” e gli “oggettoadattatori“. Gli “autoadattatori” sono movimenti prodotti sul proprio corpo; un adattatore molto noto eè il portare la mano alla bocca. Gli “eteroadattatori” sono eterodiretti, cioè sono indirizzati verso un’altra persona. Gli “oggettoadattatori” riguardano un’azione prodotta su oggetti a portata di mano.