Video, pc e poco all’aria aperta …

Video pc e poco all'aria aperta

… così l’uomo dimentica la natura

Calo verticale per le giornate a pesca, il trekking, le passeggiate nei boschi

Cresce il numero di persone che passano le loro giornate davanti a computer e televisori e crolla la percentuale di chi fa attività fisica all‘aria aperta o visita parchi naturali. La causa di questo processo di involuzione? Si chiama progresso e per alcuni fa male male alla salute e alla natura. È questo il preoccupante allarme lanciato dai risultati di una studio condotto da due ricercatori americani, Oliver R. W. Pergams and Patricia A. Zaradic, e pubblicato dal Proceedings of the National Academy of Sciences.

Il tempo passato in casa a guardare il mondo da uno schermo corrisponde a una progressiva perdita di contatto con l’ambiente esterno, in particolare con la natura e con le problematiche riguardanti l’ecologia e la conservazione ambientale.

La biofilia, ovvero l’amore per piante ed animali, sarebbe stata dunque definitivamente rimpiazzata dalla videofilia, passione per tutto ciò che appare su uno schermo, dai film ai videogiochi, dai programmi televisivi ad internet. “Non capiamo come tutto questo possa far bene all’ambiente – hanno sottolineato i due ricercatori – non capiamo come le generazioni future, diminuendo il contatto con la natura, possono continuare a provare interesse nella conservazione”.

I dati emersi dallo studio condotto da Pergams e Zaradic fanno riflettere: la pratica della pesca ha avuto un calo del 25%, dal 1987 al 2006, la percentuale di visite ai parchi naturali statunitensi è diminuita del 23% e le passeggiate sulla catena dei monti Appalachi sono scese del 18%. Simili i numeri che emergono dall’analisi del contesto giapponese: dal 1991 al 2005 le visite ai parchi naturali sono diminuite del 18%. Analizzando le varie percentuali i ricercatori hanno documentato un calo che va dal 18 al 25 % nelle attività svolte all’aria aperta.

Lo studio è stato condotto seguendo l’andamento di quattro variabili: visite a vari tipi di parchi negli Stati Uniti, in Giappone e Spagna, numero di licenze di caccia e pesca richieste negli Stati Uniti, indicatore di tempo trascorso in campeggio e indicatore di tempo trascorso facendo trekking. I numeri emersi registrano un calo in tutte e quattro le variabili con una percentuale che va dal – 1% al -3,1% ogni anno. Il declino corrisponde naturalmente al progresso tecnologico registrato nel decennio ’89-’90 soprattutto negli Stati Uniti e in Giappone e all’aumento mondiale del costo del petrolio.

E allora, con questo quadro quali saranno le conseguenze? Preoccupanti sia per l’impatto ambientale che per la salute dell’uomo. “La sensibile riduzione della partecipazione umana al processo naturale sta registrando conseguenze cruciali per la causa della conservazione – spiegano i due ricercatori – pensiamo che se il livello di astrazione dal contesto ambientale dovesse continuare ad aumentare, soprattutto per quanto riguarda la visita a parchi naturali e la pratica di attività immerse nella natura come la pesca e il campeggio, anche la coscienza dell’uomo sui problemi della biodiversità ne risentirebbe fortemente”.

Inoltre la progressiva sostituzione di attività all’aria aperta, come passeggiate in bicicletta, corse e picnic, con attività sedentarie e videofilia comporterebbe seri problemi alla forma mentale e fisica, soprattutto per quanto riguarda i bambini. “La videofilia – ha aggiunto Pergams – è una delle cause dell’obesità infantile ma anche delle difficoltà di socializzazione, di concentrazione e può perfino compromettere i risultati scolastici”.

di Benedetta Perilli

(6 febbraio 2008)

Fonte: http://www.repubblica.it/