Empatia è l’interesse autentico verso l’altro e la capacità del soggetto di mettersi nei panni dell’altro, di comprendere il suo stato d’animo. Sintonia con l’altro, autenticità, giova al rapporto se c’è una reciprocità nell’essere l’uno per l’altro empatici.
C’è una tenerezza reciproca che comprende anche una pulsione di autoconservazione per ognuno dei soggetti coinvolti che si sviluppa in conservazione e protezione del rapporto da parte di entrambi. L’accettazione dell’altro è il primo passo verso l’empatia. Il desiderio (bisogno) di trovare nell’altro gli schemi che conosciamo per rassicurarci è un processo, un bisogno che non è necessario se si raggiunge un’intesa empatica. Il riconoscimento dell’altro come diverso da noi è necessario per essere empatici e conservare il rapporto, ma è un riconoscere che la diversità dell’altro è un’opportunità e non un limite per il rapporto. L’intesa con l’altro, così difficile da costruire e da conservare, è un obiettivo prezioso ma una volta raggiunto veramente rinforza il legame e anche i componenti stessi della coppia.
I litigi, i dissensi, sono una parte del rapporto, evitarli non giova perché nascondersi sottende l’accondiscendenza che non porta a un confronto reciproco. Non può essere uno status ideale un rapporto senza litigi, sottende una paura di confrontarsi e una fragilità, un’armonia fittizia, proprio perché senza confronti.
La simpatia è amabilità e affettuosità ma è solo l’inizio, ciò che può balzare ali occhi in un primo momento, la piacevolezza di condividere momenti con l’altro. Può essere considerato un rapporto che si potrebbe trasformare e diventare più profondo, empatico, ma è necessario affinché ci sia un buona intesa che entrambi i soggetti siano disponibili a mettersi in gioco in modo autentico.
Solo se si riesce ad essere empatici con se stessi, ad accogliere anche le proprie debolezze, allora si riesce anche a comprendere l’altro e creare una relazione profonda.
La compassione non serve alla costruzione di un rapporto a meno che ci sia in uno dei due il bisogno di vedere l’altro come una persona da soccorrere, da commiserare, da aiutare. Ma l’aiuto diventa poi un dispendio di energie a senso unico, un bisogno di dare che col tempo non gratifica ma crea uno schema di relazione fisso in cui il soggetto che riceve si sente carente e inadeguato. Potrebbe essere questo un caso in cui si stabilisce il contatto sbagliato, perché non c’è reciprocità.
Se invece c’è empatia, il contatto si stabilisce con la mediazione. L’empatia non funziona solo se non c’è una reciprocità, però in questi casi non si può parlare di empatia, ma come dicevo prima, di compassione.
Il corpo è un importante mezzo di comunicazione che rivela la nostra autenticità, un atteggiamento , un’espressione, uno sguardo rivelano e confermano un nostro stato d’animo. Ciò che noi facciamo sostiene ciò che noi diciamo.
Nella sfera della sessualità tutto questo interferisce in modo sostanziale, le disfunzioni sessuali manifestano sempre una difficoltà di relazione, un problema dell’intesa reciproca, anche se formalmente la relazione è mantenuta avviene un corto circuito nel contatto più profondo, non si riesce a mantenere un legame a tutti i livelli. Quando l’empatia reciproca è fragile anche il desiderio dell’altro come oggetto d’amore diventa privo di intensità. Le manifestazioni di reciproco affetto autentico sono la base per un rapporto sessuale intenso. Un’intensità del corpo e dell’anima.
Annalisa Pistuddi
Fonte: http://www.psicolinea.it
Bibliografia