Donne che amano troppo

La “donna che ama troppo” è quella che vuole cambiare l’altro, salvarlo; spesso ha vissuto un abbandono, una violenza o un trauma nell’infanzia e non di rado il padre era assente o anaffettivo. Divenuta donna cerca di reiterare questa modalità perché solo vivendo e rivivendo l’ esperienza dell ‘abbandono le sembrerà di riuscire a liberarsene; sceglie così dei partner che hanno “bisogno” di lei, illudendosi inconsciamente di vedere sanata la propria carenza affettiva (obiettivi preferenziali: tossicodipendenti, alcolisti, violenti e in generale uomini che non hanno rispetto per la donna a cui sono legati).

Nella relazione la nostra donna tenderà a dare tutta se stessa, fino da annullare la propria personalità e ad attaccarsi ossessivamente al compagno, ma una tale coppia si reggerà solo fino a quando i due partner giocheranno i loro ruoli come da copione (vittima-carnefice e salvatrice), se uno dei due ne esce la relazione inevitabilmente finirà.
Ecco perché molte donne non riescono a liberarsi da un partner inadeguato e sperano che il loro amore e la totale abnegazioni lo porti a cambiare; osservate se vi riconoscete nelle caratteristiche sotto citate:

  • venite da una famiglia disturbata, dove nessuno si curava dei vostri bisogni emotivi
  • il vostro corpo manda dei continui segnali quali cistiti ed infiammazioni vaginali;
  • cercate di saziare il bisogno di affetto offrendo le vostre cure (anche sessuali) a qualcuno;
  • poiché non eravate riuscite a cambiare i vostri genitori trasformandoli nelle persone calde e affettuose che volevate, rispondete      con troppa passione al tipo di uomo emotivamente non disponibile che vi è familiare e che potete di nuovo cercare di cambiare con il vostro amore;
  • per il terrore dell’abbandono, fate qualsiasi cosa per impedire che la reazione finisca;
  • “nulla è faticoso” per voi se può aiutare l’uomo che amate;
  • abituate alla mancanza d’amore, siete disposte ad aspettare, sperare e continuare a sforzarvi di piacere
  • siete disposte ad assumervi gran parte della responsabilità, colpe e biasimo in una relazione
  • la vostra autostima è bassa e siete convinte di non meritare di essere felici;
  • avete un bisogno disperato di controllare il vostro uomo e la vostra relazione (poiché nell’infanzia non vi siete mai sentite sicure),  mascherando tale bisogno con il pretesto di essere “soccorrevoli”;
  • nella relazione siete più in contatto con il sogno di “come potrebbe essere” che con la realtà dei fatti;
  • siete dedite agli uomini ed alle sofferenze emotive come una droga;
  • forse siete predisposte emotivamente all’uso di droghe, fumo, cibo (in particolare dolci);
  • attratte da uomini problematici dimenticate di voi stesse anteponendo i bisogni dell’altro ai vostri;
  • non trovate attraenti gli uomini gentili ed equilibrati, degni di fiducia (sono noiosi);
  • avete una tendenza depressiva che cercate di controbilanciare con un rapporto sentimentale instabile;
  • amore erotico molto forte per l’uomo impossibile, che vi rifiuta e che non vi apprezza.

Cosa fare:

  • imparate a parlare della vostra situazione con persone degne di fiducia e chiedete un aiuto terapeutico;
  • ricordatevi che se non siete voi in equilibrio non è possibile che lo sia la vostra relazione (fissate il concetto che il vostro Massimo Bene è anche il Massimo Bene delle persone accanto a voi);
  • sviluppate il vostro lato spirituale, lavorate inoltre sull’autostima e sulla realizzazione personale;
  • accettate di smettete di dirigere e controllare gli altri (anche incoraggiare e lodare, portati all’estremo, sono atti manipolativi per essere accettate);
  • imparate a non lasciarvi invischiare nei giochi di potere interpersonali studiandoli anche dal punto di vista concettuale (leggendo libri, partecipando a dei seminari);
  • accettate la vostra imperfezione sapendo di poter evolvere giorno dopo giorno;
  • diventate “egoiste” almeno nella fase iniziale, poiché dovete recuperare il controllo su voi stesse;
  • chiedetevi “Questa relazione è buona per me?” – “Viene rispettato il mio essere donna?” – “Mi sento accettata, accolta, protetta, supportata dal mio uomo?”, tutto ciò per iniziare ad essere oneste con se stesse, abbandonando le giustificazioni mentali che non rispecchiano il vero sentire interiore;
  • se persiste una malattia (dal momento che il “corpo non mente”) significa che “ve la state raccontando” e che non ascoltate le reali necessità per paura del cambiamento;
  • lavorate con le affermazioni positive per sostituire gli schemi limitanti e con tecniche defusive per ripulire il vissuto emotivo del passato: meritate di avere accanto un uomo che vi stima e vi accetta;
  • accettate che l’uomo, in quanto tale, deve trovare in sé la forza di migliorarsi se vuole, e se non desidera farlo (poiché è una sua scelta personale) valutate se per tutta la vita volete accanto a voi un compagno così, con cui non riuscite ad esprimere tutto il vostro potenziale.

Tratto da  “Donne che amano troppo” di Robin Norwood

Bibliografia