Alimentazione vegetariana: non solo etica

Spesso chi si interessa di Nutrizione Vegetariana viene accusato di occuparsi di argomenti privi di validità e rilievo scientifico. Chi avanza questo tipo di obiezioni spesso è male informato. A partire dagli anni ’50 (i primi articoli pubblicati ad opera di MG Hardinge risalgono al 1954) è sorto un filone di ricerca, portato avanti da clinici ed epidemiologi, che si occupa di indagare gli aspetti medico-scientifici della Nutrizione Vegetariana.

L’approccio scientifico alla Nutrizione Vegetariana ha lo scopo di migliorare la condotta nutrizionale di coloro i quali si rivolgono a questo tipo di alimentazione per motivi diversi (religiosi, ecologici e salutistici), ma permette anche di migliorare le nostre conoscenze nel campo delle importanti relazioni esistenti tra alimentazione e stato di salute.

In una più vasta ottica, poichè il futuro dell’Umanità dipende dall’integrità di tutte le specie viventi e dalla possibilità di fornire cibo in quantità adeguata a tutta la popolazione del Pianeta, le ripercussioni delle scelte alimentari hanno senza alcun dubbio implicazioni molto rilevanti a medio-lungo termine.

Sin dai primi Studi di popolazione condotti dai Ricercatori della Loma Linda University, che hanno avuto il grosso merito di aver dato il via a questo importante settore della Medicina, i soggetti vegetariani, quando confrontati con i non-vegetariani, sembrano godere di un miglior stato di salute, in relazione a minori tassi di mortalità totale e di incidenza di patologie maggiori quali i tumori e le malattie cardiovascolari. La popolazione dei Cristiani Avventisti del Settimo Giorno (Seventh-Day Aventists) ha fornito ai Ricercatori il primo numeroso campione di individui con stili di vita facilmente classificabili all’interno di poche variabili, compreso il tipo di dieta.

La Lecture introduttiva al 3° Congresso Internazionale sulla Nutrizione Vegetariana, tenutosi nel 1997 presso la Loma Linda University, California, alla quale questo scritto liberamente ed abbondantemente si ispira, analizza le principali questioni attorno alle quali si sono sviluppate e tuttora si snodano le Ricerche scientifiche riguardanti la Nutrizione Vegetariana, passando in rassegna i risultati dei principali Studi Epidemiologici al momento disponibili sull’argomento (Seventh-Day Adventist Health Study, Nurses’ Health Study, Health Professionals Follow-up Study, e Iowa Women’s Study):

* l’influenza nei soggetti vegetariani di migliori abitudini di vita indipendenti da quelle dietetiche,
* la minor assunzione di alimenti nocivi per la salute, in particolare carne,
* la maggior assunzione di alimenti non-carnei con effetti positivi sullo stato di salute.

Mentre sicuramente la minor abitudine al fumo rende ragione del miglior stato di salute di molti vegetariani, va indubbiamente valorizzato anche l’effetto negativo sulla salute da parte dell’assunzione di elevate quantità di carne rossa (e grassi animali), soprattutto per quanto riguarda l’incidenza di malattie croniche, quali cancro del colon, coronaropatia, cancro prostatico.

Bassi consumi di carne rossa non sarebbero tuttavia sufficienti da soli a spiegare il generale miglior stato di salute dei vegetariani.

E’ quindi lo Studio di quelli che sono gli aspetti positivi della dieta Vegetariana a rappresentare il focus della Ricerca in questo campo, alla scoperta di risultati che potranno poi essere di utilità sia per i vegetariani che per gli onnivori (anche se in questi ultimi, fino a chè la carne costituirà il maggior supporto energetico, verrà penalizzata l’ assunzione di altri nutrienti, non certamente esclusivi delle diete Vegetariane, ma che di queste spesso costituiscono alcune delle principali risorse).

Dai dati scientifici a nostra disposizione risulta infatti come elevati consumi di frutta e verdura siano correlati con più basso rischio di tumore in diverse sedi e con una minor incidenza di patologia ischemica miocardica e cerebrovascolare. Inoltre sono stati documentati effetti positivi su alcune patologie senili dell’occhio (degenerazione maculare, cataratta). L’elevata assunzione di Acido Folico avrebbe delle ripercussioni positive, oltre che in gravidanza (sui difetti del tubo neurale del feto), anche per il suo effetto anticancro (colon) e sul rischio cardiovascolare (riducendo i livelli di Omocisteina, un fattore -ormai ampiamente riconosciuto- di rischio di arteriosclerosi).

Le noci si sono rivelate protettive nei confronti delle malattie cardiovascolari, effetto riconducibile al contenuto di acido alfa-linolenico (un acido grasso polinsaturo della famiglia degli acidi grassi omega-3), che avrebbe la proprietà quasi esclusiva di ridurre l’aggregabilità piastrinica e di elevare la soglia per la fibrillazione ventricolare. Anche uno Studio sugli effetti della dieta Mediterranea avalla quest’ipotesi.

Il consumo di alimenti vegetali non elaborati, oltre che rispettare il contenuto di acido alfa-linolenico, permette anche una più elevata introduzione di fibre, che sono risultate protettive nei confronti del rischio di coronaropatia e di Diabete Mellito tipo 2.

I vantaggi delle diete Vegetariane sono quindi riconducibili, più che al minor consumo di carne rossa, al maggior consumo di alimenti con effetti positivi sulla salute, quali frutta, verdura, cereali integrali, olii vegetali non-idrogenati.

Questi dati devono far riflettere perchè di comune utilità per vegetariani ed onnivori, e devono guidare ulteriori Ricerche che stabiliscano quale sia ad esempio l’introito ottimale di frutta e verdura, quali siano realmente i costituenti di questi alimenti dotati di effetti positivi sulla salute, quale sia l’assunzione ottimale di olii vegetali e di cibi che li contengono. Anche una dieta Vegetariana può essere nociva per la salute, se non comprende questi cibi. Gli sforzi di Clinici e Ricercatori della Nutrizione devono quindi essere diretti a stabilire quale sia la dieta Vegetariana ottimale.

Questo permetterà ai vegetariani, grazie alle positive ripercussioni sulla loro qualità di vita, di godere appieno della loro scelta alimentare e forse convincerà i non-vegetariani a comprendere nella loro dieta alcuni dei cibi di origine vegetale raccomandati per i loro effetti benefici, rendendo così possibile “spostare” l’interesse dei consumatori sempre più verso un consumo rilevante, anche se non esclusivo, di alimenti vegetali, ottenendo indubbi vantaggi per lo stato di salute della popolazione generale e dell’ecosistema in cui siamo inseriti, e che abbiamo così pesantemente dirottato verso la produzione di quantità industriali (e non naturali) di carne per uso alimentare.

L’affermazione di questo settore della Nutrizione dovrebbe quindi essere incoraggiata o quanto meno considerata con rispetto ed imparzialità dai Professionisti della Salute, dalle Istituzioni e dai mezzi di Informazione: sarà poi il singolo individuo a decidere come comportarsi, coerentemente con i propri principi ed interessi.

Dr.ssa Luciana Baroni

Fonte: http://www.scienzavegetariana.it/

Bibliografia