Atteggiamenti di valutazione e inganno

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Se diceste la verità assoluta a tutti, che cosa succederebbe? Se esprimeste le esatte parole che vi passano per la mente, quali conseguenze ci sarebbero?

Quando una donna vi chiede se un vestito la fa o meno sembrare grassa, che cosa rispondete? Se siete abili, rispondete che le sta bene, anche se pensate che il colpevole non sia l’abito, ma tutti i gelati e le torte che mangia.

Se diceste sempre la verità a tutti, non solo finireste per vivere in solitudine ma anche per essere ricoverati in ospedale o rinchiusi in carcere. Le piccole menzogne sono, per così dire, l’olio che lubrifica le interazioni sociali, il fattore che ci consente di mantenere buoni rapporti col prossimo. Sono le cosiddette bugie bianche, che hanno lo scopo di far sentire a proprio agio gli altri quando la verità risulterebbe cruda oppure offensiva. Gli studi condotti in questo ambito hanno dimostrato che i bugiardi sociali godono di maggior popolarità rispetto a chi dice sempre la verità, anche se sono noti per non dire il vero. Le bugie malevole sono invece quelle raccontate con l’intento di ingannare il prossimo a proprio vantaggio.

Le ricerche sulla menzogna

I segni meno affidabili di un atteggiamento menzognero sono quelli su cui l’individuo ha maggior controllo, quali le parole, che possono essere studiate ad hoc. Viceversa, i segnali maggiormente attendibili sono i gesti automatici, su cui il soggetto ha un controllo scarso o nullo. Si tratta di gesti che si verificano proprio mentre viene detta la bugia perché, dal punto di vista emozionale, sono quelli che più contano per l’ingannatore.

Come facciamo allora a capire se qualcuno ci stia mentendo, stia prendendo tempo o soltanto riflettendo? Saper riconoscere la gestualità legata a un atteggiamento menzognero, procrastinatore, annoiato o valutativo è una delle capacità più importanti da apprendere.

Il volto è lo specchio della verità

Il volto è la parte del corpo più usata per mascherare le bugie: quando cerchiamo di spacciare una menzogna per verità, ricorriamo a sorrisi, cenni del capo e ammiccamenti, ma per fortuna il linguaggio spontaneo del corpo denoterà sempre i nostri veri sentimenti.

Dalla discrepanza tra i segnali facciali artefatti e quelli automatici possiamo quindi capire se un individuo ci stia mentendo.

Atteggiamenti ed emozioni vengono palesati in continuazione dal volto, fatto di cui siamo quasi sempre ignari.

La presenza di discrepanze nei segnali facciali denota conflittualità emozionale.

Quando tentiamo di dire il falso, o anche se un determinato pensiero ci attraversa la mente, per una frazione di secondo il nostro viso lo rivela. Di solito, se vediamo una persona che si tocca rapidamente il naso, pensiamo che abbia prurito; se la vediamo reggersi il volto con la mano, riteniamo sia molto interessata e non immaginiamo nemmeno che invece la stiamo annoiando. Una volta abbiamo ripreso un uomo che descriveva il suo “buon” rapporto con la suocera: ogniqualvolta ne pronunciava il nome, sul lato sinistro del suo viso compariva fugacemente un ghigno, che ci rivelò molto dei suoi veri sentimenti per la donna.

Le donne sono più abili a mentire ed è vero!

In Perché gli uomini lasciano sempre alzata l’asse del water e le donne occupano il bagno per ore’) abbiamo spiegato perché le donne siano più abili a cogliere i sentimenti e, di conseguenza, a manipolare gli altri con la menzogna. Il fenomeno è già evidente nelle bambine piccole, che scoppiano a piangere per solidarietà con le compagne in lacrime, il che dà il via a “un’epidemia” di pianto. Sanjida O’Connell, autrice di Mindreading, ha condotto uno studio di cinque mesi sui diversi modi di mentire, giungendo alla stessa nostra conclusione: le donne mentono molto meglio degli uomini. In particolare, ha rilevato che raccontano bugie più elaborate, mentre i maschi si attengono a bugie più semplici, come “ho perso l’autobus” o “avevo il cellula re scarico, per questo non ti ho chiamata”.

Perché è difficile mentire

Gran parte delle persone ritiene che, quando si mente, si sorrida più del solito. Le ricerche invece dimostrano il contrario: si sorride di meno. La difficoltà di mentire sta nel fatto che l’inconscio opera in modo automatico e indipendente rispetto alla bugia che si racconta: di conseguenza, il linguaggio corporeo risulta in contrasto con quello verbale. Questa è la ragione per cui, al di là di quanto convincenti possano sembrare, le persone che mentono di rado vengono subito scoperte: nel momento stesso in cui iniziano a dire il falso, il loro corpo inizia a inviare segnali contraddittori dai quali capiamo che stanno mentendo.

Quando si racconta una bugia, la mente inconscia manda impulsi nervosi che inducono a compiere gesti in contrasto con quanto si afferma. I bugiardi” di professione” – i politici, gli avvocati, gli attori e gli annunciatori televisivi – hanno raffinato la gestualità a tal punto che risulta difficile coglierli in fallo: gran parte delle persone, infatti, abbocca tranquillamente all’amo.

Allo scopo adottano due strategie: in primo luogo, mentre dicono il falso studiano i gesti giusti e le sensazioni che inducono, anche se ciò risulta fattibile solo dopo una lunga esperienza. In secondo luogo, riescono a ridurre al minimo la gestualità in modo da non inviare segnali né positivi né negativi quando mentono, il che è un obiettivo altrettanto difficile da conseguire.

Provate a fare questo semplice test: raccontate volutamente una bugia a qualcuno senza compiere alcun gesto. Anche se riusciste a evitare tutti i gesti macroscopici, inviereste ugualmente segnali microscopici indicativi di falsità, per esempio lievi contrazioni del viso, dilatazione e contrazione delle pupille, sudorazione, rossore, aumento del battito palpebrale da dieci a cinquanta volte al minuto. Gli studi condotti usando riprese al rallentatore dimostrano che tali microsegnali si manifestano spesso per brevi attimi di tempo e vengono, pertanto, notati solo da intervistatori e venditori esperti, o da soggetti percettivi, abituati a coglierli.

Per poter mentire senza essere scoperti, è dunque necessario tenere il proprio corpo nascosto o lontano dalla vista dell’interlocutore.

Negli interrogatori il soggetto viene spesso fatto sedere su una sedia in mezzo a una stanza per risultare ben visibile oppure posto sotto la luce, in modo che il corpo sia in piena vista: in questi casi, se mente, le bugie sono più facilmente individuabili. È più semplice mentire se siete seduti dietro a un tavolo che vi nasconde parte del corpo, se state dietro a un recinto o una porta chiusa. Il miglior modo per raccontare bugie è usare il telefono o l’email.

Otto gesti comuni indicativi di falsità

42-15234391I. la mano sulla bocca

La mano copre la bocca dato che il cervello le ordina inconsciamente di cercare di bloccare le parole menzognere che pronuncia. Talora la bocca è coperta solo da alcune dita o dal pugno, ma il senso del gesto non cambia.

Alcuni cercano di mascherare il gesto della mano sulla bocca con un finto colpo di tosse. Un attore che interpreta il ruolo di un gangster o di un criminale vi ricorre spesso quando discute un piano con i complici o quando viene interrogato dalla polizia, in modo da comunicare al pubblico che il suo atteggiamento è reticente o falso. Se chi parla si porta la mano sulla bocca, è probabile che stia mentendo; se è invece l’interlocutore a compiere il gesto mentre voi parlate, potrebbe avere la sensazione che gli stiate nascondendo qualcosa. Una delle cose più scoraggianti per un oratore è vedere varie persone del pubblico portarsi la mano sulla bocca. In tal caso dovrebbe interrompere il discorso e chiedere se qualcuno voglia porre domande oppure affermare: “Vedo che qualcuno non è d’accordo. Sono pronto per eventuali domande”.

Le obiezioni potranno cosi venire a galla e l’oratore potrà controbattere e motivare le sue ragioni, proprio come se si trovasse di fronte a interlocutori a braccia conserte.

La mano sulla bocca può assumere la veste innocua del tipico gesto che invita al silenzio, accompagnato dall’esclamazione “Ssstl” in cui un dito esteso viene posto a contatto con le labbra. Si tratta, peraltro, di un gesto che veniva probabilmente compiuto dai genitori della persona che lo usa, quando questa era piccola. Diventato adulto, il soggetto lo utilizza per tentare di convincersi a non dire ciò che pensa. Per un osservatore attento è il segnale che sta nascondendo qualcosa.

2.Toccarsi il naso

Talora il gesto di toccarsi il naso può essere costituito da una serie di rapidi sfregamenti sotto di esso o da un unico tocco, rapido e quasi impercettibile, dello stesso. Le donne usano gesti più contenuti degli uomini, forse per non rovinarsi il trucco.

È importante ricordare che si tratta di un gesto che va interpretato in relazione agli altri segnali corporei e al contesto: il soggetto che lo compie potrebbe, infatti, avere il raffreddore o un’ allergia.

Gli scienziati della Smell and Taste Treatment and Research Foundation di  Chicago hanno scoperto che, quando si mente, si verifica la liberazione di catecolamine, sostanze che determinano gonfiore dei tessuti nasali interni. Usando telecamere speciali in grado di riprendere il flusso ematico, i ricercatori hanno dimostrato che quando si dice intenzionalmente il falso, la pressione sanguigna sale e l’afflusso di sangue al naso aumenta, dando luogo al cosiddetto “effetto Pinocchio”. L’aumento della pressione sanguigna dilata il naso e, stimolando le terminazioni nervose, crea una sorta di formicolio che induce la persona a grattarsi per placare il “prurito”.

A occhio nudo il gonfiore dei tessuti non si vede, ma è proprio questo fattore a provocare il gesto di toccarsi il naso. Lo stesso accade quando un individuo è agitato, ansioso o infuriato.

Il neurologo americano Alan Hirsch e lo psichiatra Charles Wolf  hanno studiato in modo approfondito la testimonianza resa da Bill Clinton davanti al Gran Jury  in ordine alla sua relazione con Monica Lewinsky scoprendo che, quando diceva il vero, si toccava raramente il naso. Quando invece mentiva, si accigliava brevemente prima di rispondere e si toccava il naso una volta ogni quattro minuti, per un totale di ben ventisei volte.

Studi condotti con telecamere speciali hanno rivelato che, quando un uomo mente, anche il pene si dilata a causa del maggior afflusso di sangue.

3. E se davvero prude il naso?

I pruriti vengono normalmente soddisfatti con un’azione di sfregamento o di grattamento, diversa dai lievi tocchi al naso del gesto appena descritto. Come per la mano sulla bocca, il gesto di toccarsi il naso può essere usato sia da chi parla per mascherare un atteggiamento ingannevole sia da chi ascolta, che in tal modo comunica perplessità nei confronti dell’ oratore. Quando ci si gratta il naso per un vero prurito, il gesto è di solito isolato e ripetitivo, nonché incongruo o estraneo rispetto al tono generale della conversazione tenuto dal soggetto.

4. Stropicciarsi un occhio

Quando un bambino non vuole vedere, si copre gli occhi con una o con entrambe le mani. Quando un adulto non vuole guardare qualcosa di spiacevole, si sjrega l’occhio.

Tale gesto è il tentativo da parte del cervello di non vedere l’inganno, il dubbio o quanto di disgustoso ha davanti a sé o ancora il volto della persona a cui mente.

Gli uomini si fregano solitamente l’occhio in modo vigoroso e, se la menzogna è davvero grossa, distolgono lo sguardo.

Le donne tendono a usare di meno questo gesto e, in caso, a sfiorarsi la parte inferiore dell’ occhio con tocchi delicati, perché sin da bambine sono state educate a evitare gesti decisi oppure per non rovinarsi il trucco. Evitano, inoltre, lo sguardo di chi le ascolta, fissando altrove.

5. Sfregarsi l’orecchio

Immaginate di comunicare il prezzo di un oggetto a una persona e di vederla sfregarsi l’orecchio, distogliere lo sguardo e infine dichiarare che le sembra un buon affare.

Il primo gesto è un tentativo simbolico da parte dell’ ascoltatore di “non sentire”, ossia di bloccare le parole che sente portandola mano vicino o sopra l’orecchio, o ancora tirandosi il lobo. E’, in altre parole, la versione adulta del gesto che il bambino fa tappandosi entrambe le orecchie con le mani quando i genitori lo rimproverano. Tra le sue varianti ci sono l’atto di sfregarsi la parte posteriore dell’ orecchio, il “trapanamento” – in cui la punta del dito viene infilata nel meato e mossa in avanti e all’indietro, il gesto di tirarsi il lobo o di piegare l’intero padiglione in avanti per chiudere il meato. Lo sjregamento dell’ orecchio può indicare che il soggetto ha sentito abbastanza e che forse desidera esprimere la sua opinione. Come l’atto di toccarsi il naso, è un gesto che viene compiuto quando si è in ansia. Il principe Carlo ricorre spesso a entrambi quando entra in una sala gremita o cammina davanti a una vasta folla, il che ne denota l’apprensione; peraltro, non lo si è mai visto usare tali gesti quando si trova in un ambiente relativamente protetto come l’abitacolo della sua auto. In Italia l’atto di sfregarsi l’orecchio viene utilizzato anche per indicare che un individuo è effeminato o gay.

6. Grattarsi il collo

L’indice, di solito della mano con cui si scrive, gratta il lato del collo sotto il lobo auricolare. Dalle nostre osservazioni è emerso che una persona si gratta in media cinque volte al giorno: raramente lo fa di meno o di più. Si tratta di un gesto che denota dubbio o incertezza, tipico di chi non è convinto di accettare una proposta o un’offerta. Risulta molto palese quando il linguaggio verbale lo contraddice come, per esempio, quando un soggetto afferma: “Capisco come ti senti”, e nello stesso tempo si gratta il collo.

7. Scostarsi il colletto

Desmond Morris è stato uno dei primi a scoprire che, quando si dice il falso, si avverte un formicolio nei delicati tessuti del viso e del collo che induce a grattarsi o a sfregarsi la parte interessata.

Tale fenomeno non solo spinge il soggetto a grattarsi il collo, ma spiega anche perché alcuni si scostino il colletto della camicia quando mentono e temono di essere stati smascherati. Quando chi dichiara il falso ha il sospetto di non essere creduto, inizia a sudare sul collo in seguito all’aumento della pressione sanguigna.

Il gesto viene anche compiuto da chi è infuriato o frustrato e,  scostando il colletto, tenta di fare circolare un po’ d’aria fresca. Quando vedete qualcuno  che si scosta il colletto,chiedetegli cortesemente di ripetere o di chiarire meglio ciò che ha detto: in tal modo potreste indurlo a tradirsi.

8. Le dita in bocca

Si tratta di un tentativo inconscio di tornare alla sicurezza dell’infanzia, quando succhiavamo il latte materno, al quale ricorriamo nei momenti in cui ci sentiamo sotto pressione. In assenza del seno materno il bambino piccolo si succhia il pollice o mette in bocca un angolo della coperta, l’adulto invece porta le dita alla bocca oppure succhia una sigaretta, la pipa, una penna, gli occhiali o mastica una gomma.

Gran parte dei gesti di avvicinamento delle mani al viso sono correlati con un atteggiamento falso o ingannatore; le dita in bocca, viceversa, comunicano un chiaro bisogno di rassicurazione: in questo caso è opportuno confortare la persona o fornirle garanzie.

Tratto dal LibroPerché mentiamo con gli occhi e ci vergognamo con i piedi?

Di Allan  Barbara Pease