Come “maneggiare” la tristezza

Triste, perché?

Se ne parla poco. Anche se è una delle emozioni fondamentali.

Prova a pensare ai momenti in cui ti sei sentito triste. Cosa ha provocato in te questa emozione?

La tristezza è spesso legata alla perdita di qualcosa o di qualcuno, o nasce dal fatto di solidarizzare con qualcuno che soffre per aver subito una perdita. Corrisponde al ricordo che hai evocato?

Puoi aver perso il lavoro, un oggetto caro, un affetto, un’occasione importante, ma anche un valore: la dignità, “la faccia”, l’onestà…

La tristezza, in genere, è più intensa se la perdita riguarda qualcuno e meno intensa se riguarda qualcosa. Ed è tanto più intensa se la persona persa è qualcuno con cui hai avuto una relazione duratura e intensa.

Analogamente la tristezza “empatica”, quella che nasce dalla compassione per qualcun altro, è tanto maggiore quanto più numerose sono le affinità, le esperienze condivise, gli elementi in comune con la persona per la quale proviamo tristezza.

Un film ci rende tristi perchè ci identifichiamo con il protagonista, ci mettiamo nei suoi panni, ci affezioniamo a lui e poi soffriamo per lui, con lui.

A che serve la tristezza?

Come tutte le emozioni la tristezza ha svolto e continua a svolgere funzioni utili per l’evoluzione dell’uomo. Ma quali sono queste funzioni?

La paura ti aiuta a evitare i pericoli, questo è facile da coprendere. Le conseguenze negative di una tua azione pericolosa ti faranno provare tristezza. Per evitare di provarla eviti di mettere in pratica quell’azione.

La tristezza ti preserva. Da cosa? Prova a pensarci.

Provare tristezza ti fa star male, provoca dolore. E il dolore è una delle leve più potenti che modellano il comportamento umano. Se una situazione ti provoca tristezza imparerai in fretta a evitare le situazioni, i comportamenti che la generano. Sperimentando la tristezza ti proteggi meglio nel futuro, eviti di ripetere gli stessi errori.

La tristezza ti aiuta a superare le situazioni che la provocano. Sì, perchè ti spinge a riflettere sulla situazione e su te stesso, ti aiuta a conoscerti meglio.

La tristezza attira l’attenzione degli altri su di te, e così facendo ottieni il sostegno necessario per uscire più velocemente dalla tua condizione.

La tristezza fornisce gli strumenti affinché dissolva se stessa.

Tristezza o depressione

Se di tristezza si parla poco, di depressione se ne parla anche troppo! Quindi mi limiterò a indicare le caratteristiche essenziali che differenziano la tristezza dalla sua possibile deriva patologica: la depressione, appunto.

Pensa alla cosa che ti fa sentire triste e chiediti:

  • questa sensazione di tristezza è provvisoria o mi influenzerà per tutta la vita?
  • questa sensazione riguarda un’aspetto specifico della mia vita o coinvolge ogni ambito di questa? Posso pensare cose che mi rendono felice o tutto quello a cui penso è ammantato da un sottile velo di tristezza?
  • la tristezza che provo riguarda qualcosa che mi è accaduto o ha a che fare con me, con il mio carattere, con i miei difetti?

Se pensi che la tristezza che provi oggi ti accompagnerà per tutta la vita e non vedi via d’uscita, se coinvolge tutti gli ambiti della tua vita e non c’è niente a cui puoi pensare che non sia influenzato da questo sentimento, se pensi che questa sensazione abbia a che fare con te, per come sei fatto, allora quello che provi non è un’emozione (per sua natura temporanea, anche se intensa). Potrebbe esserci qualcosa di più profondo. Parlane con le persone che ti sono care. Fatti aiutare.

Se invece riconosci che il sentimento è passeggero, che è circoscritto ad un evento, ad un ambito specifico, se sei consapevole che è legato a qualcosa che è accaduto, che la causa è esterna da te, allora stai provando l’emozione “tristezza” o al massimo un sentimento (più lieve e duraturo di un’emozione) legato all’emozione “tristezza”.

In questo caso passerà. Sfrutta l’emozione per coglierne i messaggi positivi ricordati prima e che adesso ti riassumo.

1025-hands-540Come “maneggiare” la tristezza

Il primo impulso, quando si ha a che fare con le emozioni negative, è quello di soffocarle. Fanno soffrire, provocano dolore, pensiamo che soffocando queste emozioni soffocheremo il dolore e la sofferenza che provocano.

Ma è possibile soffocare le emozioni? Non so quale sia la tua esperienza personale. Io non ci riesco. O meglio, posso tentare di sopprimere le manifestazioni esterne, ma, presto o tardi, le sensazioni interiori riemergono in qualche forma.

Gestire le emozioni, controllarle, non significa soffocarle, negarle. Significa imparare dalle emozioni. Significa cogliere il messaggio positivo che ci trasmettono.

Non mi stancherò mai di ripeterlo.

Per gestire le emozioni devi amplificare il messaggio positivo, l’effetto teraupetico, le lezioni di vita che sono in grado di trasmetterti.

Ecco i vantaggi della tristezza:

  • Ti insegna, per quanto possibile, a evitare situazioni spiacevoli, che ti faranno provare di nuovo quella sensazione
  • Ti invita ad analizzare te stesso e gli eventi che l’hanno provocata, quando sei triste rimugini su ciò che ti è successo, spingendoti a trovare soluzioni migliori per il futuro
  • Attira l’attenzione e la cura degli altri; con l’aiuto degli altri puoi imparare cose nuove, puoi uscire prima dalla tristezza, puoi raccogliere consigli per il futuro – ATTENZIONE: a non crogiolarti troppo negli effetti positivi della “compassione” e dalla “solidarietà” altrimenti rischi di diventarne dipendente e se non impari le loro lezioni, alla fine l’effetto sarà quello di allontanare gli altri da te anziché di averli come alleati!

Ecco come uscire dallo stato di tristezza:

  • Il solo pensare agli effetti positivi della tristezza contribuisce ad uscirne
  • Agisci! Poniti un obiettivo positivo, che trasformi la causa della tua emozione, che ti faccia smettere di indugiare sulle condizioni sfavorevoli, sulle tue responsabilità, sul fatto di meritare o meno ciò che ti è accaduto e fai qualcosa che ti distragga e che cambi le cose e la tua visione di te stesso.
  • Poniti domande produttive: anziché chiederti “perchè proprio a me?”, chiediti “cosa posso fare per uscirne?”, “cosa posso fare per cambiare questa situazione?”, “cosa ho da imparare di positivo da ciò che mi è successo?”, “come posso volgere in positivo quello che mi è accaduto?”. Scrivi queste domande su un foglio, aggiungine altre della stessa natura, riponi la lista in un posto sicuro e ogni volta che provi tristezza, tirala fuori, leggila, rispondi alle domande e inizia ad agire; prova e vedrai….
  • Sfutta la retroazione del corpo. Cosa è la retroazione del corpo? E’ l’effetto delle espressioni facciali e della postura sulle emozioni; le emozioni sono caratterizzate da espressioni facciali ben precise; quando provi un’emozione il tuo viso assume una certa espressione e il tuo corpo una postura particolare; la ripetizione emozione -> espressione, postura àncora l’emozione a quell’espressione e a quella postura; la conseguenza di questo ancoraggio è che quando cambi espressione e postura provi l’emozione associata a queste. Sei triste? Sforzati di passare dall’espressione triste http://emozioni.piuchepuoi.it/wp-content/plugins/chenpress/FCKeditor/editor/images/smiley/msn/sad_smile.gif ad una allegra http://emozioni.piuchepuoi.it/wp-content/plugins/chenpress/FCKeditor/editor/images/smiley/msn/regular_smile.gif e ti sentirai meglio. Certo, non è una tecnica risolutiva, non funziona a lungo, ma può essere la scintilla che innesta un cambiamento positivo, ciò che ti pone nelle condizioni di mettere in atto altre azioni per uscire dalla tristezza.
  • Parlane, parlane, parlane. Evita di chiuderti in te stesso. Esprimi i tuoi sentimenti, elabora ciò che provi.
  • Cerca di frequentare pesone allegre, positive e di partecipare a eventi gioiosi.

autore: Eugenio Guarino

Fonte: http://emozioni.piuchepuoi.it