Dieta e Obesità

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Uno dei dibattiti più accessi che nell’ultimo secolo ha coinvolto la comunità scientifica è quello relativo alla dieta più efficace nel trattamento dell’obesità. Gli articoli scientifici pubblicati a riguardo sono stati numerosi ma hanno generato dati contrastanti senza risolvere questo dilemma.

Qualche settimana fa è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine un interessante articolo egregiamente commentato dall’editorialista della stessa rivista. L’articolo in questione riporta i risultati di uno studio condotto su 811 adulti soprappeso suddivisi in quattro gruppi ognuno dei quali era stato sottoposto a un diverso tipo di dieta.

Le diverse diete differivano tra loro per le percentuali di grassi, proteine e carboidrati: dieta 1 (20%, 15% e 65%), dieta 2 (20%, 25% e 55%), dieta 3 (40%, 15% e 45%), dieta 4 (40%, 25% e 35%). Le diete prevedevano alimenti simili e assecondavano le linee guida di riferimento per la riduzione del rischio cardiovascolare.

Dopo 6 mesi, i partecipanti assegnati ai diversi tipi di dieta avevano perso in media 6 kg pari al 7% del loro peso iniziale, ma dopo 12 mesi hanno cominciato a recuperare il peso perduto. Dopo due anni la perdita di peso era pari a 3-4 kg senza differenze significative tra le diverse diete. La sazietà, la fame, la soddisfazione con la dieta e la partecipazione alle sedute di terapia erano simili per tutte e quattro le diete.

Lo studio ha evidenziato una forte associazione tra la partecipazione alle sedute di terapia e la perdita di peso (0,2 kg per seduta). Tutte le diete hanno migliorato i fattori di rischio associati ai lipidi e i livelli di insulinemia. I partecipanti hanno incontrato difficoltà a rispettare le caratteristiche della dieta a loro assegnata nonostante le numerose sedute previste dallo studio dedicate a tale scopo. Nello specifico i partecipanti ai diversi programmi di perdita di peso tendevano dopo 6-12 mesi a ritornare alla tipologia di dieta a loro consueta.

I risultati di questo studio danno spazio a interessanti considerazioni che l’editorialista del New England Journal of Medicine ha sottolineato. Nello studio gli obiettivi dietetici sono stati realizzati soltanto parzialmente perché la differenza ottenuta nella suddivisione in macronutrienti tra le diverse diete è stata poco significativa e forse insufficiente a evidenziare ipotetici effetti a favore dell’una o dell’altra dieta. Nonostante ciò il fatto che alla lunga i partecipanti siano tornati alla tipologia di dieta a loro consueta mostra che la composizione in macronutrienti prescritta può essere comunque di secondaria importanza nel medio lungo termine.

La difficoltà ad aderire alla dieta è stata ampiamente riscontrata nei partecipanti nonostante lo studio sia stato condotto da ricercatori esperti, siano state previste numerose sedute e i partecipanti, selezionati con attenzione, fossero colti e motivati. L’editorialista a riguardo si pone la seguente domanda: che risultati si potrebbero ottenere con pazienti meno istruiti, meno abbienti e più sottoposti a cibi economici ad alta densità energetica? Probabilmente ancor meno!

Se la composizione della dieta appare di secondaria importanza rispetto all’obiettivo di perdere peso è certamente di primaria importanza l’osservazione che il principale problema nel trattamento dell’obesità è il mantenimento del peso perso alla luce del fatto che anche i partecipanti di tale studio tendevano dopo solo 12 mesi a recuperare il peso perso. Altrettanto rilevate è l’osservazione che all’interno di ogni gruppo quelli che perdevano più peso avevano partecipato a più sedute ed aderito molto più attentamente alla composizione dietetica prescritta. Queste osservazioni hanno condotto gli autori (Sacks et al) a concludere che gli aspetti cognitivo comportamentali piuttosto che la tipologia della dieta siano il fattore chiave che influenza positivamente la perdita di peso.

I risultati di questo importante studio indicano che la ricerca sul trattamento dell’obesità dovrà focalizzare le sue forze nell’individuare strategie cognitivo comportamentali che favoriscano l’aderenza alla dieta (qualunque sia!) e il mantenimento del peso perduto. Probabilmente, nonostante ciò, tutti coloro che si occupano di nutrizione faranno fatica ad accettare che la dietoterapia nell’obesità è esanime e probabilmente continueranno l’eterno dibattito che infuoca su molte riviste scientifiche su quale sia la migliore dieta per perdere peso!

a cura di Elettra Pasqualoni, AIDAP Verona

Fonte: http://www.positivepress.net/AIDAP