Il divorzio e le emozioni

Quando una coppia si forma, lo fa sulla base di affinità che uniscono due persone, interessi ed intenzioni comuni, affetto ed attrazione reciproci, che le portano a cercarsi e condividere un percorso di vita; sempre più spesso, poi, capita che questo percorso si diversifichi e che le difficoltà di conciliare due diverse identità, ognuna peculiare a sé stessa, diventino insormontabili.

Volendo utilizzare un gioco di parole, si passa dalla collusione, alla collisione, e le persone decidono di separarsi; a seconda delle leggi vigenti nel proprio paese, possono passare da pochi mesi, a molti anni,prima che si possa parlare di divorzio, ma, nell’immediato, si profila comunque una separazione, che costituisce, nel suo presentarsi ed evolversi, un evento molto doloroso per entrambi i partner, maggiormente nel caso in cui siano coinvolti anche dei figli.

Spesso, infatti, il primo pensiero della coppia, che deve destreggiarsi tra coniugalità e genitorialità, è proprio come comunicare la notizia ai figli, qualsiasi sia la loro età; quest’ultima, in ogni caso, costituisce un fattore critico di cui tenere moltissimo conto, poiché porta, con sé, capacità cognitive molto diverse, che incidono non poco sulla comprensione e la gestione delle emozioni in relazione ad un evento simile, da parte di un bambino.

Un capace terapeuta e mediatore ( Emery; 2007 ), suggerisce di trattare l’argomento come si farebbe se si stesse parlando di sessualità, anziché di separazione: è ovvio, ad esempio, che ad un bambino in età prescolare, parleremmo di abbracci e semini piantati nella pancia, piuttosto che di utero e spermatozoi, come potremmo fare con un adolescente. Lo scopo, quindi, è quello di fornire un numero ed una portata di informazioni sufficienti alla comprensione, ma non eccessivamente dettagliati da creare fraintendimenti ed imbarazzi.

Tornando alla separazione, quindi, ai neonati ed ai lattanti sarà sufficiente comunicare che il papà, o la mamma, andrà ad abitare altrove per un po’; ai bambini in età prescolare bisognerà dire che il papà e la mamma non sono più felici insieme e che sarà necessario che uno dei due vada a vivere altrove, ma che avranno due case, che le loro abitudini non cambieranno sostanzialmente e che i genitori li amano entrambi come sempre; agli adolescenti si potrà dire che i genitori hanno dei problemi, che non sono risolvibili e la separazione è l’unico modo per sistemare le cose, e che entrambi i genitori sono disponibili per loro, in qualsiasi modo e in qualsiasi momento, perché li amano molto.

Le parole che si usano, la postura che si adotta, l’occasione ed il luogo in cui si da la comunicazione sono altrettanto importanti, e costituiscono, anzi, un buon 30% di successo, o insuccesso, della comunicazione stessa, influendo attivamente anche sulle reazioni dei figli in merito; le reazioni, infatti, ci saranno, e saranno molteplici e variegate, a seconda dell’età, ma anche del carattere dei figli, e, in ogni caso, saranno comunque sintomo di sofferenza e dispiacere, anche quando la separazione mette fine ad un calvario di emozioni ed eventi negativi e può essere vissuta, in parte, come un sollievo.

A questo, neppure la più coesa delle coppie, che decide ed avvia concordemente e senza scossoni la separazione (…evento molto raro, peraltro…) riesce a far fronte senza sensi di colpa e paura, ma, se la coppia resta collusa nel separarsi, come lo è stata nell’unirsi, con l’aiuto del tempo e di supporti esterni adeguati( terapeuti, mediatori, avvocati ) la nuova famiglia che ne esce riuscirà ugualmente solida e fortificata.

Fonte: http://www.psicolab.net

Bibliografia