I nostri comportamenti comunicano dei messaggi a chi ci sta intorno, anche se noi non ce ne accorgiamo o non lo desideriamo. Qualsiasi comportamento è comunicazione. C’è una proprietà interessante di ciò che noi definiamo comportamento: non esiste un suo opposto ,vale a dire che non è possibile non comportarsi. Partendo da questa considerazione P.Watzlawick osserva come sia impossibile non comunicare. Se proviamo a pensare a situazioni che ci sembrano caratterizzate da assenza di comunicazione, ci accorgeremo che in realtà è impossibile trovarle.
Anche quando la comunicazione non è intenzionale, non è consapevole, o non è efficace (cioè i messaggi vengono distorti ) vi è in ogni caso comunicazione. L’impossibilità di non comunicare costituisce l’assioma fondamentale della teoria della comunicazione umana formulata da P. Watzlawick.
Un’altra idea fondamentale nasce dall’osservazione che esistono diversi livelli comunicativi .Vale a dire che, quando vi è comunicazione tra due o più persone, non vi è mai solo uno scambio di contenuti e non vengono solo trasmesse delle informazioni, ma viene determinato anche il tipo di relazione che sussiste tra le persone. Si dice cioè che ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione e il secondo classifica il primo.
L’aspetto relazionale della comunicazione è di fondamentale importanza poiché suggerisce come deve essere inteso il contenuto trasmesso. Molti dei conflitti nella comunicazione nascono proprio perché i due interlocutori non sono d’accordo su come impostare il tipo di relazione comunicativa.. Spesso si crede di scontrarsi per questioni di contenuto, in realtà lo si sta facendo a livello di relazione. Non vi è in generale la consapevolezza delle informazioni che diamo a livello di relazione, ma queste hanno una importanza fondamentale, tanto che quanto più una interazione è problematica, tanto più può essere necessario ridefinire la natura della relazione. Sarà utile per risolvere i conflitti o le difficoltà “metacomunicare” cioè ragionare sulla comunicazione. Abbiamo già visto che la comunicazione è un processo circolare e che due persone in comunicazione costituiscono un sistema complesso che interagisce in un contesto.
Tuttavia le parti di questo sistema difficilmente, mentre interagiscono, riescono a comprenderlo tutto. Ogni parte cercherà di dare una direzione e un ordine a quanto è accaduto, organizzando le sequenze degli scambi comunicativi, stabilendo dove inizia e dove finisce la comunicazione e in questo modo attribuendo anche ad alcuni eventi il ruolo di causa e ad altri quello di effetto. Questo modo di organizzare le sequenze comunicative viene definito da Watlawick “punteggiatura”.
La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze tra i comunicati.
Lo stesso processo di comunicazione può essere punteggiato in molti modi diversi e la punteggiatura scelta da una delle persone in interazione è solo una tra tante possibili.
Quando vi è un conflitto, vi è sicuramente un diverso modo di punteggiare una sequenza comunicativa e vi è in genere la pretesa da parte di entrambi di imporre la propria punteggiatura su quella dell’altro. La soluzione del conflitto è possibile solo se si considera che analizzare le sequenze in termini di causa effetto non porta alcun vantaggio per nessuno.
E’ più produttivo tentare di spezzare la sequenza in modo da instaurare un processo circolare di tipo diverso e più soddisfacente per entrambi. Per riassumere ecco tre assiomi di Watzlawick che abbiamo considerato:
1. Non si può non comunicare.
2. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione e il secondo classifica il primo.
3. La natura della relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti.
Come facilitare lo stabilirsi di cominicazioni positive
Oltre alle considerazioni fatte finora, vi sono altri principi che vanno tenuti in considerazione se si vogliono stabilire con gli altri dei rapporti positivi e costruttivi. Vediamoli.
Prestare attenzione al Senso di Autostima dell’altro.
Ognuno di noi ha una percezione di quanto vale per se stesso e per gli altri. Questa percezione non è fissa ma può variare a seconda delle diverse situazioni in cui ci si trova. Il senso di autostima nasce dal confronto tra noi stessi – i compiti che siamo chiamati a svolgere – le opinioni degli altri. Siamo particolarmente sensibili al giudizio che gli altri hanno su di noi perché questo contribuisce in una certa misura (diversa a seconda delle persone) a determinare il nostro valore per noi stessi. E’ importante fare molta attenzione al senso di autostima dei nostri interlocutori perché se questo viene leso involontariamente da qualche nostra affermazione o comportamento, il rapporto ne può risultare compromesso.
Ecco a cosa dobbiamo fare attenzione:
* Tenere conto del sistema di valori del nostro interlocutore. Se sconfermiamo o svalutiamo il suo sistema di valori potremmo metterlo in una situazione di disagio psicologico.
* Non attaccare duramente l’immagine che una persona ha di sé, anche se riteniamo che sia irrealistica (fare attenzione anche alle sconferme a livello di metacomunicazione).
* Saper cogliere, apprezzare e valorizzare gli aspetti positivi delle persone. Ognuno di noi ha bisogno di sapere che gli altri lo stimano.
* Riconoscere le prestazioni positive degli altri.
Valorizzando gli aspetti positivi e riconoscendo le prestazioni positive degli altri, non solo si dà un notevole contributo al loro senso di autostima, ma si rinforzano tali atteggiamenti o comportamenti e si rende più probabile il loro verificarsi.
È importante che i riconoscimenti siano sinceri almeno per due motivi:
1. Il nostro interlocutore può cogliere dei segnali contrastanti dalla nostra comunicazione non verbale;
2. Rischiamo di rinforzare dei comportamenti che in realtà non apprezziamo.
Non trascurare i bisogni dell’altro
Saper riconoscere i bisogni dell’altro è importante affinché il processo comunicativo sia buono.
Maslow sostiene che i bisogni possono essere rappresentati secondo una scala gerarchica che egli visualizza con una piramide.
In sequenza, i bisogni individuati da Maslow sono:
* Autorealizzazione
* Bisogni dell’Io
* Bisogni Sociali
* Bisogni di Sicurezza
* Bisogni di Base
I bisogni guidano e motivano il comportamento delle persone ma affinché un bisogno si “attivi” e diventi motivante è necessario che tutti gli altri bisogni fondamentali siano soddisfatti almeno in buona parte.
Non si dovrebbe comunicare con una persona rispetto a problemi relativi a bisogni che sulla scala di Maslow si trovano ad un livello superiore a quello in cui si trovano i bisogni insoddisfatti dell’interlocutore. Vale a dire non si può pretendere attenzione da una persona esausta o affamata. Non si può pensare che una persona che teme per la sua sicurezza (es. posto di lavoro) sia disposta a comunicare a lungo con voi dei vostri bisogni di riconoscimento sociale o di auto realizzazione personale.
Dobbiamo sempre considerare i bisogni degli altri, questi ci danno una chiara indicazione di quali siano i limiti dell’attenzione che essi sono in grado di dedicarci.
L’elenco dei bisogni individuati da Maslow, evidenzia che per ciascuno di noi è necessario appartenere ad un gruppo sociale e riconoscersi in una entità più ampia di quella individuale.
E’ importante che questo gruppo sociale venga apprezzato dagli altri. I nostri dubbi e le nostre perplessità su ciò che per gli altri rappresenta un valore, costituiscono un ostacolo alla comunicazione. Essi rappresentano inoltre una minaccia al senso di autostima.
Fonte: http://www.ascom.padova.it
Bibliografia