Ci sono molte teorie sulla definizione dell’emozione e sulle sue caratteristiche ma sono quasi tutte approssimative. Al contrario di ciò che comunemente si pensa l’emozione non è cristallizzata perché tra amore e amicizia c’è un filo molto sottile. L’emozione non è statica perché è un processo formato da un inizio, uno svolgimento e una fine. Il mezzo con cui noi esprimiamo i nostri stati d’animo al mondo esterno e E’ qualcosa di molto semplice come pensavano alcuni studiosi agli inizi del 900’. L’emozione è un processo multi-componenziale di interazione con l’ambiente.
1. Ha un’iter perché è formato da un inizio, uno svolgimento e una fine;
2. Multi-componenziale perché durante questo cambiamento intervengono fattori che vanno a influenzare il nostro corpo a livello cognitivo, fisiologico e comportamentale.
3. Di interazione con l’ambiente perché ci colloca in un cotesto sistemico-relazionale circostante.
Alcuni studi hanno analizzato l’emozione di alcuni studenti prima, durante e dopo l’esame. Essi hanno evidenziato che prima dell’esame gli studenti erano immersi in una sorta di ambiguità emotiva(vale a dire la coesistenza di più emozioni) che con il passare del tempo diventava sempre più definita cioè a dire tristezza per quelli che non erano riusciti a superare l’esame e felicità per quelli che avevano ottenuto esito positivo.
Gli antecedenti
Le emozioni sono conseguenza di squilibri nell’appraisal (il monitoraggio abituale della realtà). Quando questa azione entra in allarme vuol dire che abbiamo rilevato un evento scatenante vale a dire un evento che ci mette in allarme. Questo evento scatenante può essere un ostacolo, un imprevisto che incontriamo durante il cammino che avevamo pianificato. Un emozione può anche nascere in assenza di un ostacolo reale basta che ci sia la prospettiva di una meta fortemente desiderata. Ogni persona reagisce diversamente ad un evento, questo perché noi non ci emozioniamo in base all’evento che abbiamo davanti agli occhi ma in base all’evento percepito in relazione ai dati che ci raggiungono. A questi dati, in seguito, vengono affiancati a determinati schemi cerebrali (una sorta di riflesso condizionato) evento-emozione, schemi che, ci indicano quale emozione associare a seconda del fatto. Essi però non sono universali, variano a seconda della cultura di appartenenza (esistono determinate emozioni etniche), della rilevanza percettiva individuale del singolo fatto, dell’autostima e dello stile attributivo che abbiamo.
Le emozioni etniche
Uno dei casi più famosi di emozione etnica e l’amok (la corsa pazza malese). L’evento scatenante è un insulto subita da un maschio ad opera degli altri nel villaggio. L’interessato va nel bosco a sfogarsi e dopo alcune ore torna armato di pugnale per uccidere chiunque gli capiti a tiro. Ovviamente le persone del villaggio lo evitano perché conoscono questa reazione che, tuttavia, non può durare più di qualche minuto perché poi l’interessato se non si ferma viene immobilizzato e alla fine stranamente non ricorda più niente.
Le reazioni fisiologiche
Nel processo emotivo si verificano cambiamenti fisiologici nell’organismo a livello vegetativo, celebrale e ormonale. Le reazioni non sono sempre identiche ma è stata stilata una tabella di pattner fisiologico delle emozioni in cui ad ogni emozione viene associata la reazione fisiologica. Le persone, in automatico, forniscono istintivamente solo una determinata reazione per ogni emozione e non tutti si rendono conto che, nel corso dell’emozione, intervengono molti cambiamenti.
Le risposte comportamentali
Già in America e man mano con il diffondersi del comportamentismo (movimento che studiava le varie risposte ai vari stimoli esterni tra cui Jung, Behavior etc…)si è notato che nel processo emotivo avvengono tre tipi di risposte comportamentali:
1. Reazioni espressive. Le emozioni portano con se molte reazioni espressive a livello analogico che, la maggior parte delle volte vengono dissimulate per fini sociali. Darwin ha dimostrato nel suo libro “l’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali” che anche gli animali provano emozioni, a volte contrastanti, soprattutto gli scimpanzé e le scimmie che sono gli animali più vicini a noi. Il centro nevralgico delle emozioni nell’uomo è il viso. Esso è il mezzo principale della comunicazione non verbale che poche persone riescono a dissimulare, addirittura solo il 10%.
2. Tendenze e/o pulsioni. Le tendenze sono spinte interiori che possono trasformarsi in comportamento oppure rimanere a livello cerebrale. Esse sono caratterizzate da quello che Frijda definisce “precedenza di controllo”. Nel momento in cui uno di noi ha una tendenza non riesce a pensare altro che ad essa fino a quando non termina.
3. Comportamenti specifici. Sono i più vari e possono essere l’attuazione delle tendenze emotive o dei calcoli per riportare le cose alla normalità
Elaborazione cognitiva
Il lavoro cognitivo accompagna tutta l’emozione seguendo il processo che va dall’ appraisal(il monitoraggio abituale della vita sociale) fino al copying(in cui teniamo sotto controllo le conseguenze della nostra emozione). L’intero processo emotivo è inconsapevole e dura una decina di secondi tuttavia alcuni processi come le risposte comportamentali in parte sono consapevoli (rientrano anche quelle stereotipate).
La regolazione delle emozioni
Le emozioni sono presenti sia nell’uomo che negli animali. A volte, nella nostra vita, ci sono utili perché tendono a richiamare l’attenzione altrui oppure a trarre qualche vantaggio a nostro favore.
L’elicitazione delle emozioni
La maggior parte di noi non è in grado di mascherare un emozione per vari motivi. Altre volte la manifestiamo intenzionalmente per ottenere la solidarietà altrui e principalmente per determinate cose:
1. Contagio emotivo. Manifestando un’emozione puntiamo a suscitarne una simile nella persona che ci sta accanto per portarla nella direzione che desideriamo (contagio empatico).
2. Conforto sociale. Manifestando l’emozione cerchiamo di creare quella situazione in cui dialogando ci si sostiene psicologicamente. Questo porta dei vantaggi sia alla persona che sta comunicando l’emozione e sia alla persona che la sta aiutando perché rinforza la propria visione di vedere il mondo.
3. Presentazione del sé. Manifestiamo una determinata emozione e nascondiamo altre per dare alle persone che ci stanno intorno una rappresentazione di noi stessi.
4. Controllo sulle relazioni. Manifestiamo una determinata emozione e nascondiamo altre per rafforzare o diminuire determinati rapporti (azione di rinforzo e inibizione).
L’attrazione interpersonale
Lo sviluppo delle relazioni interpersonali si basano anche sull’attrazione. Essa può provocare biases(errori di giudizio) ed benché si tende a negare l’evidenza numerose ricerche empiriche hanno dimostrato il contrario. L’attrazione è fondamentale nell’apprendimento e nell’insegnamento poiché la trasmissione del sapere trova un canale preferenziale che stimola sia l’applicazione che il ricordo. I ricercatori si sono interessati all’attrazione al fine di apportare dei miglioramenti nei rapporti interpersonali per studiare l’ottimizzazione dei risultati.
Le ricerche sull’attrazione interpersonale
Dalle numerose ricerche sul campo è emerso che le persone simpatiche sono accomunate da interessi simili e condividono opinioni e valori. In tal senso sono stati attuati diversi esperimenti mediante tests. Il più famoso è il protocollo di Byrne definito anche protocollo di carta e matita perché ai soggetti venivano fornite specifiche informazioni di altre persone e in seguito veniva chiesto loro di trascorrere parte del giorno insieme (attualmente studi analoghi su periodi più lunghi li troviamo con trasmissioni medianiche : “Grande Fratello”, “isola dei Famosi” etc…). Sono stati fatti anche studi di contatto, esperimenti sul campo ed anche esperimenti naturalistici e il più famoso era quello di Newcomb che nel suo esperimento senza modificare variabili si è limitato a seguire gli eventi. Ha affittato una casa ad alcuni studenti dell’università del Michigan e in cambio ha ottenuto la compilazione di questionari prima, durante e dopo la coabitazione nella casa che aveva messo a disposizione. L’intento era constatare se a diventare amici erano quelli con atteggiamenti simili.
Nulla di nuovo
Grazie a queste ricerche gli psicologi sono stati in grado di stilare una tabella con i motivi di attrazione e i fattori che rendono quella persone più o meno simpatica ma hanno anche constatato che, a seconda della situazione e dei soggetti interessati, questi fattori possono mutare.
di Mariagabriella Corbi
Fonte: http://www.laprevidenza.it/news/documenti/articoli_corbi/3833